Come ogni anno il primo weekend di Berlinale segna anche l’apertura delle masterclass nella cornice di Berlinale Talents  e come da tradizione è il Presidente della Giuria il primo invitato. In questo 2017,  Paul Verhoeven era affiancato dalla giurata Maggie Gyllenhaal ed entrambi si sono intrattenuti con un pubblico curioso e vario, composto da addetti ai lavori e soprattutto da aspiranti cineasti, studenti e appassionati di settima arte.

Oggi ci concentriamo sul Presidente della Giuria Internazionale.

Paul Verhoeven in conversazione al panel Courage: Against All Odds (c) Peter Himsel, Berlinale 2017

Paul Verhoeven in conversazione al panel Courage: Against All Odds © Peter Himsel, Berlinale 2017

Paul Verhoeven è probabilmente il regista olandese più famoso nel nuovo e vecchio continente. Ha girato film oltre oceano sin dagli anni ’60, dolo dopo aver raggiunto il successo patria – anche se quello planetario è arrivato più tardi, con Robocop nel 1987. Ha sempre avuto le idee chiare e una propensione per il dramma realistico permeato da violenza. Non a caso quando ricevette la sceneggiatura di Robocop inizialmente la cestinò, considerandola troppo superficiale e lontana da ciò cui era abituato. Furono una nuotata e i buoni consigli della consorte ad indurlo a riconsiderare l’offerta, dando una notevole svolta alla propria carriera. Una carriera che ironicamente l’ha visto trionfare con titoli come Total Recall e Starship Troopers, oltre a Basic Instinct e Showgirls, e a strabiliare ancora e ancora l’audience. L’ultima volta a Cannes 2016 con il magnifico Elle – che ci fa tifare per l’Oscar® alla Huppert il prossimo 26 febbraio.

Considerato abile nel dirigere le proprie attrici, noto per la scelta meticolosa del cast (pose il veto su Arnold Schwarzenegger in Robocop, ma ci fece i film successivi; rifiutò un numero esorbitante di candidate – si parla di cinquanta – per la protagonista femminile di Basic Instinct, poi fu lui stesso a convincere Michael Douglas a dare una chance a Sharon Stone), non ha mai rinunciato alle sue provocazioni, a quella vena ironica, quasi dissacrante, che lo contraddistingue. Anche in Elle, l’unione di dolore, violenza e battute taglienti, crea un’atmosfera unica. E proprio questo cipiglio deciso l’ha convinto a ritenere la vena americana consumata e a farlo tornare da questo lato dall’oceano, unico luogo dove sarebbe stato possibile partorire un lungometraggio come Elle.

Al suo fianco, dicevamo, un’altra persona la cui carriera è andata controcorrente accentando ruoli controversi e alternando parti in piccole produzioni indie (ma di successo) ad altre di dimensioni colossali, come il Cavaliere Oscuro: Maggie Gyllenhaal. Figlia d’arte, padre regista, madre sceneggiatrice, un fratello super stella del cine-firmamento (recensente visto nel meraviglioso Animali Notturni). Insieme hanno intrattenuto il pubblico ripercorrendo le tappe fondamentali delle rispettive carriere; raccontando quali fossero i film della propria gioventù (una buona dose di Bunuel e Hitchcock per lui, di vecchi musical e Tarantino per lei), condividendo alcuni aneddoti e le sensazioni su cui basano le proprie scelte lavorative.

La chiacchierata è volata in un soffio durante il quale abbiamo ascoltato e ci siamo lasciati coinvolgere dal loro carisma. Forse ci aspettavamo qualcosa di più eclettico dal Talk inaugurale. Rivelazioni che andassero oltre le nozioni che possiamo apprendere dal web, e qualche domanda meno accomodante nell’interesse di tutti. Date le caratteristiche dei due ospiti, era lecito attendersi piccole e costruttive provocazioni ai fini della scoperta. Per ora invece tutto prosegue in totale tranquillità.

Vissia Menza