Recensione del film THE FOUNDER di John Lee Hancock con Michael Keaton, Laura Linney e Patrick Wilson.
Illinois, 1954. L’America sta vivendo il boom economico del dopoguerra. E’ il momento dell’automobile, del rock and roll, dei drive-in invasi da giovani e famiglie. Ray Kroc, invece, gira il Midwest cercando di vendere frullatori con scarsissimo risultato. E ha già 52 anni, un’età ragguardevole per il tempo. A casa la moglie Ethel lo aspetta paziente: ha sempre sostenuto tutti i suoi tentativi peregrini di emergere e spera che prima o poi la smetterà.
Ma un giorno Ray si imbatte in una strana ordinazione: un ristorante di San Bernardino, California, ha richiesto 6 Multimixer. Convinto che si tratti di uno sbaglio – chi può essere interessato a 30 frullati al giorno? -, Kroc chiama i gestori. E scopre che l’errore è di tutt’altro tipo: in realtà i frullatori richiesti sono 8 e devono arrivare con urgenza. Incuriosito, l’indomito venditore si precipita a San Bernardino e scopre che il locale non è un drive-in, ma un grosso chiosco in cui la gente fa la fila in piedi, dalla mattina alla sera, per comprare hamburger e patatine fritte.
GUARDA CASO, IL CHIOSCO SI CHIAMA COME I DUE FRATELLI CHE LO GESTISCONO CON SUCCESSO: MC DONALD’S.
Dick e Mac McDonald avevano infatti da poco inventato lo speede system, un modo rivoluzionario di gestire il business della ristorazione: menù ridotto a pochi prodotti (panino con hamburger, patatine, frullati e bevande), ingredienti di alta qualità e una cucina strutturata per ottimizzare al massimo i tempi di cottura ed esecuzione, in modo da servire i clienti in fila con incredibile velocità.
A quel punto davanti a Ray si spalanca un mondo. E si delinea la strada per ottenere finalmente il successo che attendeva da tutta la vita. Il rappresentante fallito capisce subito che il sistema McDonald ha le credenziali giuste per diventare il ristorante tipo delle famiglie americane, una presenza quotidiana diffusa su scala nazionale, e anche il nome lo convince: lo trova profondamente “americano”. Così Kroc si dà subito da fare per avviare un franchising e in poco tempo riesce ad aprire altri 13 ristoranti wake up intorno a Chicago e nel Midwest, tutti con gli archi dorati luminosi che aveva inventato Dick come simbolo aziendale.
NATURALMENTE L’AVIDISSIMO BUSINESSMAN NON PUÒ FERMARSI LÌ. LUI PENSA IN GRANDE, VUOLE APRIRE 2-3MILA MCDONALD’S IN TUTTO IL PAESE.
Ma il problema è il contratto che ha firmato con i due fratelli: la sua percentuale di guadagno è troppo bassa e le condizioni sul design e il funzionamento troppo vincolanti. E Kroc ha bisogno di potersi muovere in fretta, di operare cambiamenti, di guadagnare finalmente molto. Così, grazie allo scaltro consiglio di un mago della finanza, riesce e a trovare l’escamotage che gli consentirà di aggirare e recidere i legami contrattuali con Dick e Mac. Finirà per impadronirsi della loro azienda, del logo, tanto da riscrivere tutta la storia e dichiararsi… il fondatore di McDonald’s.
THE FOUNDER IN REALTÀ NON È UN UNA STORIA SULLA NASCITA DEL FAST FOOD, MA SUL CAPITALISMO.
O meglio sullo scontro tra due imprenditori idealisti, e uno senza scrupoli, che non si ferma davanti a nulla pur di avere successo. Perché certo Kroc aveva avuto l’intuito di capire che la catena di montaggio dello Speedee poteva diventare un affare colossale, in grado di invadere il mondo, ma senza l’idea e il magico nome dei due veri fondatori sarebbe rimasto a vendere frullatori.
“Abbiamo fatto entrare il lupo nel pollaio, e adesso ne subiamo le conseguenze”, si dicono i due veri McDonald quando iniziano a subire gli urti dell’imprenditorialità selvaggia di Kroc: certo non potevano neppure immaginare come sarebbe andata a finire… Mentre nel film sentiamo la voce del vincitore dire che per fare davvero fortuna non bastano il genio, il talento o le conoscenze giuste. Quello che ci vuole è: persistence, persistence, persistence! La tenacia di non arrendersi mai davanti a nessuna sconfitta né a nessun ostacolo.
PROPRIO COME LE FOTOGRAFIE, CHE A VOLTE DICONO PIÙ DI CENTO ARTICOLI, PUÒ CAPITARE CHE UN FILM SIA PIÙ EFFICACE PIÙ DI DIECI SAGGI NEL DESCRIVERE COME FUNZIONA UNA SOCIETÀ CHE PERMETTE DI “DEPREDARE” LEGALMENTE QUALCUN ALTRO E ARRICCHIRSI A DISMISURA, GRAZIE AL FIUTO PER GLI AFFARI.
E’ il caso di The Founder titolo scelto dai produttori anche in senso ironico, perché, sì, racconta l’epopea di Kroc, tipico rappresentate del sogno americano, ma descrive con schiettezza le vere origini della catena di fast food, senza nascondere nulla.
Forte di una massa di materiale informativo procurato dal nipote dei due McDonald originari e della lettura della biografia di Ray Kroc (Grinding it out), John Lee Hancock, regista esperto in biopic, crea un film acutissimo e senza una caduta, con un protagonista travolgente che non poteva essere più giusto. Negli occhi e nei gesti di Michael Keaton, bravo più che mai, si leggono infatti l’entusiasmo di chi sta “ vedendo” l’incredibile sviluppo di un’idea, e l’avidità di un uomo a cui si stanno spalancando le porte del business e della ricchezza con le lettere maiuscole.
Irene Merli
Articolo precedentemente pubblicato su Q CODE Magazine