Free State of Jones, recensione del film biografico con Matthew McConaughey
È sempre affascinante per noi del Vecchio Continente scoprire nuovi frammenti di storia americana, nuovi eroi nascosti, nuovi episodi in cui onore, frustrazione e necessità di giustizia hanno portato un uomo qualunque a lottare, con una dose straordinaria di altruismo, sino a guadagnarsi l’eternità. È il caso di Newt Knight, un contadino nato nel Sud, che nel lontano ‘800, disgustato da una guerra non sua, dai troppi morti e dai comportamenti dei facoltosi proprietari terrieri, persone che non avrebbero alzato un dito per lui nel momento del bisogno, decise di disertare. Il giorno in cui vide morire l’ennesimo ragazzino innocente, tornò a casa e iniziò ad aiutare chi aveva veramente bisogno: i poveri, gli schiavi, i fuggitivi. E per questo sarà ricordato.
Free State of Jones racconta la storia di una contea liberata dalla tirannia dei ricchi, dalla schiavitù e dalle discriminazioni (o queste erano le intenzioni) in cui, durante gli anni che hanno portato all’Unione, è nata la prima comunità mista della regione.
Il signor Knight fece la differenza. Si batté per degli ideali semplici, naturali, ovvi agli occhi di molti (purtroppo non di tutti, neppure oggi). La sua non fu una vita di agio e gloria. Riuscì a segnare il suo tempo ma l’eco delle sue gesta non raggiunse mai una diffusione planetaria. Ci ha pensato la settimana arte. In un momento in cui la madrepatria del nostro coraggioso eroe (unitamente a tanti altri luoghi) sta subendo un’ondata d’insofferenza e intolleranza, la pellicola fa del suo meglio per ricordarci che gli uomini sono tutti uguali, solo con trascorsi differenti, e che rispetto e mutuo soccorso sono in grado di arricchire più di qualsiasi atto di forza congegnato con cura.
Free State of Jones rispolvera quindi un argomento non completamente chiuso, portando su grande schermo una vicenda in grado di ispirare molti (in particolar modo i connazionali di Newt) e incuriosire altri (noi, che nonostante non possiamo sentire nostre quelle vicende possiamo – e dobbiamo – riflettere sugli effetti del nervosismo dilagante negli ultimi tempi). Cosi facendo, l’opera offre diversi spunti di riflessione, sicuramente in grado di arricchire chi guarda.
Dietro la macchina da presa c’è Gary Ross (sue erano le sceneggiature di Big e di Seabiscuit e la direzione di Hunger Games). Il regista crea un dramma ben ritmato, intrigante, in cui è impossibile non provare ansia per quel che potrebbe capitare al manipolo d’impavidi che combattono sullo schermo. E affida il compito di dar vita al signor Knight a Matthew McConaughey, il cui talento ha smesso di stupirci (a ogni nuova prova, infatti, riesce a sedurci con la sua abilità di calarsi in una parte sempre diversa dalla precedente). A rendere tutto più potente ci pensa una fotografia che sa come lasciare il segno, perlomeno nel momento del bisogno.
Free State of Jones non è un colossal nè un documentario, è solo un lungometraggio che attinge da una pagina di storia per creare un prodotto main stream di alto livello. Il suo pregio è quindi di farci conoscere un episodio poco noto e di provocare, in chi lo volesse, una riflessione, uno scambio, un dibattito. Forse ha una quindicina di minuti di troppo, nonostante qualche imperfezione rimane comunque godibile e non pretende di essere ciò che non è – e solo per questo meriterebbe un applauso.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”