Recensione del film Where is Rocky II? di Pierre Bismuth fuori concorso a Locarno 2016
ROCKY II
Un giorno un detective pluridecorato riceve una telefonata: un cliente vuole ingaggiarlo per trovare una roccia. Una roccia che sembra comune, ma non lo è. Non è neppure una pietra dalle proprietà antiche o dalla forma rara ambita dagli studiosi. È semplicemente un falso. Ma non un falso qualunque, è un falso d’autore. È una finta roccia così ben mimetizzata da non distinguersi più da ciò che la circonda. Questa “roccia” si chiama Rocky II, in omaggio al personaggio interpretato Sylvester Stallone, e si trova in mezzo ad altre rocce. Perché da quarant’anni è nascosta nel deserto? Perché un artista dovrebbe celare il proprio lavoro al pubblico? E se non fosse un artefatto bensì il modo per seppellire un vecchio segreto?
Where is Rocky II? è una di quelle storie curiose che tengono col fiato sospeso chi guarda. Molte sono le domande e i dubbi che emergono man mano che le immagini scorrono, perché il mistero continua ad infittirsi. Dietro il manufatto c’è Ed Ruscha, un pittore e fotografo statunitense, tra i più famosi del suo tempo. Un uomo molto riservato e difficile da incontrare. L’amico di attori e registi di Hollywood. Una persona cosciente della propria caratura che alla domanda “dov’è Rocky II?” durante una conferenza stampa londinese, ha replicato ”Rocky II è la fuori, nel deserto del Mojave, da qualche parte che non dirò”.
PIERRE BISMUTH
Si apre così la pellicola dedicata all’oscura opera di Ed Ruscha, qualcosa che nessuno ha mai visto, che tutti vorrebbero possedere, che dopo 40 anni è destinata a diventare una leggenda. A renderla tale ha contribuito anche Pierre Bismuth, che di quella risposta non si è mai accontentato.
Il signor Bismuth è una vecchia conoscenza di Hollywood: insieme a Michel Gondry e Charlie Kaufman ha vinto il premio Oscar® per la sceneggiatura di Se mi lasci ti cancello; ed è a sua volta un noto e affermato artista.
Inizia la sua carriera dedicandosi alla comunicazione visiva, alle istallazioni, si esibisce a Parigi e Londra prima d’avvicinarsi alla macchina da presa. Ovviamente, quando decide di cimentarsi con il lungometraggio lo fa a modo suo, con un soggetto bizzarro e scardinando i canoni classici del fare cinema. Documentario e fiction nelle sue mani diventano qualcosa di nuovo. Bismuth prende attori professionisti, dà loro una sceneggiatura, spesso scarna, e dà vita ad una storia nella storia che parte dalla realtà per imboccare la propria strada. Una volta on the road, non pago, mescola i piani temporali, e continua ad attingere dai vari generi ciò che gli serve. Alla fine la sua creatura prende forma ed è bellissima.
FALSA FICTION
Where is Rocky II? è un film che è documentario ma anche una fiction. Un fantastico ibrido che riesce a far convivere fatti e fantasie, a fonderli e non distinguerli più. Una fake fiction, così come definita dal suo autore, in cui i protagonisti dimostrano la coscienza di essere in presenza di camera e troupe, ma recitano secondo un copione. Un racconto un po’ vero e un po’ falso, molto romanzato, che regala allo spettatore un’elegante avventura impreziosita dal deserto californiano sempre sullo sfondo.
Con abilità Bismuth realizza qualcosa di unico, che ci tiene sulla corda, ci fa divertire, ci meraviglia e ci appassiona. Gioca con noi e le sorprese sono imprevedibili. Con uno stile tutto proprio, sfruttando il fascino innato dei luoghi e una provocazione vecchia di quattro decadi, confeziona uno dei film più particolari e convincenti del 69° Festival del film Locarno.
Che sia tutto vero o fasullo, che un dettaglio sia accaduto prima o dopo, che le digressioni siano atte a distrarci o solo fortunate, non fa differenza: Where is Rocky II? è inebriante, è geniale, è da premio. Soprattutto è da vedere al cinema, speriamo presto.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”