Recensione del film di Tizza Covi e Rainer Frimmel che ha ricevuto la Menzione Speciale dalla giuria di Locarno 2016.
Tairo Caroli lavora in un circo. Non di quelli internazionali, dal grande richiamo mediatico, dagli effetti pirotecnici bensì in uno di casa nostra, di quelli piccoli e di provincia, la cui sopravvivenza è sempre in bilico. Tairo è giovane, è forte, e nulla pare scalfirlo. E come potrebbe? È un domatore di leoni!
Vedere tanta sicurezza ci strappa un sorriso mentre pronunciamo un benevolo “beata gioventù”. Eppure il giorno in cui smarrisce quello che ai nostri occhi è solo un piccolo orpello, un ricordo, all’improvviso tutte le sue certezze crollano. Una mattina il “ferro” che lo accompagna sin dall’infanzia non c’è più.
Tairo non crede ai tarocchi, non crede alla magia ma senza il suo portafortuna non riesce ad andare avanti, è triste. Si prende una pausa dal lavoro, sale in auto e attraversa l’Italia. Inizia così un pellegrinaggio di parente in parente, alla ricerca di un uomo, il signor Arthur Robin ex Mister Universo.
Cosa sia capitato e cosa sia il “ferro” che getta nel panico Tairo è un mistero presto svelato, le implicazioni di quella perdita invece sono una scoperta tutta da assaporare.
L’umanità dei suoi personaggi, la loro naturale comicità unita alle fragilità, e gli splendidi incontri hanno reso, infatti, la visione della pellicola (e per una volta è proprio il caso di dirlo) di Tizza Covi e Rainer Frimmel appassionante e unica nel panorama del Concorso Internazionale 2016.
Al Festival del film Locarno, negli anni, ci siamo abituati a vedere lungometraggi fuori dai canoni del cinema “di cassetta”, con un potere narrativo e un impatto visivo seducente nonostante nomi davanti e dietro la macchina da presa non noti al grande pubblico e trame a distanza siderale da quelle dei popcorn-movie. Non ci ha quindi stupito che Mister Universo, un film che non è un film (è un documentario con una sceneggiatura ben strutturata e studiata), un’incursione nel mondo del circo che non parla di spettacoli circensi, stesse seducendo il popolo festivaliero.
A poche ore dalla sua prima proiezione, Mister Universo ribalzava già di bocca in bocca. La sua trama atipica, i suoi protagonisti non attori ma con un carisma innato, la sua intima e lucida istantanea su una realtà tanto distante dalla nostra, la sua incursione nella vita di un giovane alla ricerca di un baricentro (e di un portafortuna) e l’incontro con il signor Robin, rende la visione coinvolgente e avvolta da un’aura magica.
Siamo qui ma siamo anche li. Siamo in mezzo a loro e loro sono con noi, ci mescoliamo. I fotogrammi scorrono e, trascinati dall’entusiasmo, vogliamo il successo di Tairo. Deve riuscire ad incontrare Mister Universo, perché ora siamo noi a volerlo. E quando lo trova c’è spazio solo per la meraviglia.
La nuova fatica della coppia di cineasti Covi – Frimmel ha davvero richiesto molta energia. I due registi fanno tutto da soli, si dividono i compiti. Il loro set è essenziale, a misura d’uomo, e sicuramente ciò ha contribuito alla riuscita dell’opera. L’unicità della storia, avvolta da un piccolo velo di mistero, ha fatto il resto. Quanta curiosità e sorpresa ha suscitato negli spettatori!
Mister Universo è un film atipico, per realizzazione e argomento, con una durata da manuale: 90 minuti. Vola e ti fa volare, è profondo ma è una carezza, è ironico sempre con gentilezza. E la dolcezza di Arthur Robin ti tocca il cuore. Il pubblico esce soddisfatto, gli applausi e i premi ripagano ora gli autori dei loro sforzi.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”