Comboio de Sal e Açucar - Photo: courtesy of Festival del film Locarno

Comboio de Sal e Açucar – Photo: courtesy of Festival del film Locarno

Nord del Mozambico, anno 1988, siamo in piena guerra civile, lo zucchero scarseggia ed è diventato un bene prezioso, da barattare col sale. Un treno, senza orario preciso, scortato da militari, è diretto verso il vicino Malawi. Cerca di portare oltre confine alcune persone, per lo più donne e bambini. La ferrovia è continuamente sotto attacco e i sabotaggi non si contano. Il viaggio sarà un continuo procedere con cautela, salire e scendere dal convoglio, spengere la luce, ripararsi dagli spari sotto i vagoni e riscostruire tratti di ferrovia danneggiati da qualche signore della guerra.

I nemici sono ovunque: le mine, le imboscate, i sabotatori e la gente stessa. “Il rumore degli spari non vi ucciderà, la paura si”, è con questa frase che il capitano si presenterà al silente passeggeri e al gruppo sottoposto al suo comando e questo rimarrà il fil rouge di una pellicola che corre, scorre e ci conquista sin dal primo fotogramma.

Comboio de Sal e Açucar, presentato ieri sera in Piazza Grande, è l’adattamento dell’omonimo romanzo scritto dallo stesso Licinio Azevedo. Una storia che ci appassiona e sorprende per la trama, per l’uso che il regista fa della luce, calda e dolce, quasi una carezza, per le inquadrature dotate di splendide simmetrie, e per la musica, eccellente supporto che dimostra l’importanza della colonna sonora, tanto bistrattata nelle piccole produzioni nostrane.

La narrazione è cadenzata dal ritmo del treno che procede con determinazione sulle sgangherate rotaie, attraversando un Paese in cui le ferite della guerra si vedono anche nelle porzioni di territorio ai nostri occhi ancora incontaminato. In questo lungo viaggio, ricco di ostacoli e pericoli, abbiamo il tempo di conoscere un ristretto gruppo di persone a bordo del convoglio. Ci affezioniamo ai loro sguardi e racconti. Ascoltiamo i militari, mentre ricordano i loro sogni di giovani studenti e ascoltiamo le speranze dei civili che vogliono lasciarsi la paura alle spalle. Con battute mai casuali, e risparmiandoci immagini crude e crudeli, Azevedo ci mostra il lato infimo della guerra, quello che acuisce i pregi e i difetti dell’essere umano (“la guerra imbruttisce il brutto, rende i deboli ancor più fragili e i codardi più codardi, mentre i leader diventano ancora più forti”) e trova il tempo di parlare d’amore e futuro.

E poi ci sono le superstizioni che non aiutano loro a fare la cosa giusta ma tengono  noi mirabilmente sulla corda trasformando Comboio de Sal e Açucar in un western ad alta tensione in cui la resa dei conti tra buoni e cattivi alla fine troverà la sua strada.

Il lungometraggio di Licinio Azevedo, con i suoi ingressi in scena e le sfide alla Sergio Leone, è un gioiellino che rialza la nostra fiducia nella Piazza di Locarno 2016 la cui programmazione, negli ultimi giorni, ci aveva incupiti. Comboio de Sal e Açucar è da scoprire e vedere.

Vissia Menza

Comboio de Sal e Açucar - Photo: courtesy of Festival del film Locarno

Comboio de Sal e Açucar – Photo: courtesy of Festival del film Locarno