Ostatnia Rodzina alias dal 1977, attraverso gli anni ’80 e la loro musica, al nuovo millennio nella vita di una famiglia polacca lontana dall’essere normale, eclettica come poche e tremendamente piena di quei difetti che ci accomunano tutti.
Un eccentrico artista, ossessionato dalla documentazione della quotidianità, vive dipingendo quadri inquietanti, con soggetti visionari e post-apocalittici, considerati da tutti dei capolavori surrealisti. Il suo nome è Zdzisław Beksińsk ed è il più grande pittore polacco. Suo figlio Tomasz è a sua volta un prodigio, ha sviluppato ossessioni tutte proprie, è semi-depresso e adora tentare il suicidio. Quella santa donna di Zofia, la moglie di Zdzisław, vive all’ombra delle due “geniali” figure maschili, si aggrappa alla religione, accudisce agli infermi di casa ed ha il gravoso compito di fare da collante a quel gruppo più che borderline.
L’opera di Jan P. Matuszyński ci porta nella loro casa, ci fa vivere la loro routine e ci mostra i loro drammi, la loro fragilità, la loro bellezza. Gli acciacchi dell’osannato patriarca, le psicosi del giovane Tomasz, che da profondo conoscitore della musica pop diviene rinomato DJ, e le loro esperienze sempre troppo vicine alla catastrofe, con quella povera donna di Zofia che assorbe la follia di tutti e non molla mai.
Ostatnia Rodzina si basa su la storia vera del noto artista e grafico polacco morto nel 2005. Storia talmente grottesca e irriverente da risultare un ottimo soggetto, di quelli naturalmente intriganti e tremendamente attraenti. Nonostante il racconto appaia frenato dall’alternanza tra finzione e filmini casalinghi (le conversazioni e i tour della casa se da un lato sono un memento al fatto che si tratti di eventi realmente avvenuti, dall’altro in più di una occasione portano lo spettatore a distrarsi), è difficile da abbandonare.
Data l’accuratezza delle inquadrature, l’ottima fotografia, la splendida colonna sonora, che alterna musica classica a hit anni ’80/90, e la straordinaria performance di Dawid Ogrodnik, lo squilibrato Tomasz, sbiellato figliuolo tanto prodigo quanto fortunato (o forse dovremmo dire sfortunato nel perseguire il suo obiettivo autodistruttivo), spiace che vi siano cali di tensione e non vengano sfruttate le frequenti situazioni divertenti che stempererebbero il dramma e potrebbero regalarci un esplosivo lungometraggio dal retrogusto amaro.
Ostatnia Rodzina è un biopic che potremmo definire intellettual-indie, di quelli che richiedono un pizzico di pazienza, ma ripagano. È, infatti, uno di quei casi in cui non è necessario soffermarsi sul rapporto conflittuale con la morte, il dolore, l’amore e l’altro sesso, che ci accompagnano dalla prima all’ultima inquadratura, per godersi lo spettacolo. Gli accadimenti e gli eccentrici protagonisti valgono da soli lo sforzo e fanno apparire il nostro parentado meno “in bilico” di quanto crediamo.
Probabilmente, con una ventina di minuti in meno qui a Locarno 2016 avremmo inneggiato al capolavoro.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”