Finalmente dopo due anni di attesa, arriva in Italia il biopic dedicato ai fratelli Santoro che racconta il cammino verso il successo della band argentina nella caleidoscopica onda rock della fine degli anni ’60.
Diamond Santoro (Robertino Granatos) è un ex musicista che si spinge in Amazzonia per esaudire l’ultimo desiderio del defunto fratello Nicky Santoro (Manuel Franego): trovare un famoso sciamano in grado di guarire la sua anima “martoriata” e liberarlo dalla sofferenza grazie ad un antica medicina chiamata Ayahuasca. Il vecchio Diamond rivivrà, così, la sua giovinezza visitando i luoghi in cui i due avventurieri muovevano i primi passi con il loro gruppo, registravano il disco d’esordio e si divertivano con le ragazze. Ma, purtroppo, dovrà rimembrare anche la tragica morte di Nicky, avvenuta per annegamento, e troverà sostegno nell’affascinante Pierina (Camila Parissè) che sarà per lui un punto di riferimento fondamentale.
Con l’opera seconda, il filmmaker Gianfranco Quattrini (Gente grande) non si concentra semplicemente sull’ascesa di un complesso promettente, ma focalizza l’attenzione sul tracollo umano e sulle problematiche interne che le due ‘meteore’ si trovarono ad affrontare, fra duri scontri e folli litigi che terminarono con la morte di Nicky e segnarono la fine di una carriera.
Diamond è alienato dall’ambiente circostante e inizia a nutrire una particolare avversione per la musica, mondo che in età giovanile sembrava confortarlo e in seguito lo porterà alla depressione. Ma la magica Ayahuasca sarà solo un pretesto: il suo processo di guarigione comincerà nel momento in cui rimetterà piede nella foresta solitaria e silenziosa che, simbolicamente, rappresenta il suo stato d’animo.
Ogni fotogramma è colmo di vita, esprime potenza e magnetismo, e, al momento stesso, cela al suo interno lo spettro della morte. Quattrini disegna una cartina concettuale ricca di immagini, rumori, influenze e percezioni, nella quale lo spettatore è libero di orientarsi con la mente e lasciarsi trasportare dalla vicenda.
Toxic Jungle è un vulcano incandescente che esplode nel cuore della narrazione, e ha la forza di condurci in un vortice ipnotico di seduzioni e suggestioni, abbattendo le barriere tra realtà e allucinazione, e tratteggiando una parabola significativa sugli Hermanos Santoro.
L’autore peruviano costruisce una pellicola immaginaria che mescola atmosfere rock a sound rituali, in una lunga corsa on the road fra sesso, droga e alcool, illuminata da una cornice iridescente e da colori vividi che donano alla storia un valore profondamente metaforico. Un’incursione nell’universo esotico della selva amazzonica che, senza filtri e censure, ci aiuta a comprendere il percorso artistico di due pionieri nostalgici della musica argentina. Psichedelico.
Alberto Vella & Andrea Rurali
Recensione pubblicata anche su CineAvatar.it