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Mi hanno sempre affascinato le reti televisive americane, quelle fatte d’imbonitori, predicatori, casalinghe inferocite che s’insultano per il bucato o il cane che abbaia, e di reality per dimagrire, ingrassare, sposarsi o divorziare. Porta d’accesso verso una dimensione che appare distante anni luce dalla nostra realtà, di fatto questi show riescono a catalizzare anche gli insospettabili, motivo per cui facendo zapping è oramai un fiorire di belloni in giacca e cravatta impazienti di condividere con noialtri il loro segreto per una vita migliore e decisamente felice.

Che possa esistere una trasmissione sull’alta finanza, su come comprendere le colonne di borsa e investire i propri risparmi di una vita, data la crisi degli ultimi anni, non può stupire. Che qualcuno si possa sentire tradito e perda il lume della ragione all’ennesima caduta degli indici NASDAQ, neppure. Il racconto del giorno in cui il re dell’intrattenimento newyorchese si ritrova in balia di un furioso signor Nessuno, non può quindi che rapirci e toglierci il fiato.

Lee Gates (George Clooney) è garanzia di successo, il suo programma, Money Monster, è il più seguito grazie ad un team di ottimi giornalisti, economisti e tecnici, questi ultimi capeggiati dall’esigente e insostituibile Patty Fenn (Julia Roberts). Lee, Patty e il resto del gruppo sono una squadra rodata ma non abbastanza per fronteggiare un investitore inferocito, armato sino a denti che fa irruzione durante la diretta, prende in ostaggio il nostro eroe del tubo catodico per ottenere delle risposte, delle scuse, e vedere in faccia coloro che l’hanno ridotto nella situazione in cui si trova oggi.

©2016 CTMG, Inc. All rights reserved. **ALL IMAGES ARE PROPERTY OF SONY PICTURES

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Money Monster è il nuovo film diretto da Jodie Foster, presentato in anteprima a Cannes 2016 e approdato poche ore dopo nei nostri cinema. Il suo è un lungometraggio carico di umanità che tocca argomenti caldi senza pretendere di spiegarci le strane regole delle speculazioni finanziarie o i meandri dell’animo umano quando si sente perso. E’ solo una caccia al “traditore” che incolla lo spettatore allo schermo e non lo lascia andare sino alla risoluzione di un puzzle a tratti intuibile ma che sa sorprendere, grazie a quei fotogrammi che le mani esperte della regista hanno saputo montare così bene da calamitare la nostra attenzione e meritare molti applausi.

Un thriller classico quindi, e pure un dramma, con il pregio di non apparire vecchio e impolverato, di non sfruttare sino allo stremo i cliché e di non forzarci le lacrime – nonostante i risvolti di redenzione e una morale la cui eco si avverte forte e chiara. Per la seconda volta in questo 69° festival de Cannes, l’audience si è trovata a fare i conti con la disumanizzazione dell’essere umano, con il lasciarsi strumentalizzare da programmi-spazzatura e con una diffusa e inquietante apatia nei confronti dell’altro da sé. Abbiamo davvero disimparato ad aiutare il prossimo, a distinguere cosa sia giusto o sbagliato, a non saperci staccare dal profitto personale? Dove sono finiti i concetti di verità, rispetto, giustizia e responsabilità?

Queste domande se le pongono tanto i protagonisti quanto la platea mentre si gode una pellicola in cui ogni minuto è cruciale. Money Monster è solido, costruito divinamente, recitato in modo impeccabile e regala momenti di insospettabile ilarità mentre ci mostra la disperazione del nuovo millennio, uomini così pieni di sé da aver perso il contatto con l’esterno, le dure leggi della diretta, e tutta quella follia che ci siamo creati in nome di un progresso che ci sta facendo dimenticare chi siamo.

Vissia Menza