Mariusz è un giovane che vive con la madre in un quartiere povero. Mariusz vorrebbe una casa moderna, in un bel palazzo con vista sullo skyline e per realizzare il suo sogno fa qualsiasi lavoro, non si risparmia, accetta di scivolare anche in piccole illeciti. Di giorno riatta case, di sera non disdegna escamotage non proprio legali, anche perché nell’area nessuno ci fa caso. E il futuro infine un giorno arriva: Mariusz riesce a trasferirsi in un luminoso e moderno appartamento, nella zona in cui si trovano le case dei suoi ricchi committenti, e poco dopo conosce Agata, una bella vicina che pare subire il suo fascino. Le cose si complicano, però, quando la madre di lui ha un infarto e i fantasmi del passato si presentano alla porta.

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Photo: courtesy of BFM 34

Il penultimo film in Mostra Concorso al 34° Bergamo Film Meeting è un dramma, pacato, lontano dall’essere dirompente o disturbante, che ci incupisce e fa riflettere su ciò che appare come l’inevitabile destino di chi ha la sfortuna di crescere nel luogo sbagliato. Perché se nasci in un quartiere dove lo spaccio è consentito o, addirittura ti migliora l’esistenza, probabilmente imboccherai anche tu la cattiva via e, purtroppo, dovrai presto imparare a convivere con la lettera scarlatta che ti rimarrà addosso sino alla fine, nonostante le migliori intenzioni.

Mariusz usa piccoli espedienti illegali per sfuggire alla miseria e vivere meglio ma si scontrerà presto con le convenzioni e convinzioni sociali. Se fossimo stati al posto suo, probabilmente, avremmo agito nel medesimo modo. Al contempo però molti di noi sarebbero a disagio se la propria figlia si accompagnasse ad un ragazzo dal passato non limpido. La domanda è sempre una: possono davvero cambiare le persone? E noi, siamo realmente in grado di dare un’altra opportunità a chi vuole cambiare?

Dopo Toz Bezi, il riscatto sociale torna ad essere protagonista a Bergamo. In Mur è il realismo a disarmare chi guarda e portarlo a sperare in un lieto fine. Il primo lungometraggio diretto  Dariusz Glazer è quieto, si avvale della forza tipica dei silenzi grevi, ha una fotografia tanto livida quanto è grigio il mondo che stritola il protagonista, e ci fa sentire ingabbiati, esattamente come Mariusz (Tomasz Schuchardt), in un girone dai contorni infernali da cui non vi è via d’uscita. Il regista polacco, nonostante abbia alle spalle solo  un corto, appare sicuro e rappresenta la sua disillusione in modo convincente. E noi ci lasciamo sfuggire un sospiro: quanta tristezza negli occhi di chi dovrebbe solo sognare.

Vissia Menza