Da quattordici anni, a qualche isolato di distanza da Potzdamer Platz, il cuore pulsante del Berlin International Film Festival, si tiene un importante evento: Berlinale Talents. Un microcosmo che catalizza migliaia di esperti della settima arte in arrivo da oltre cento paesi con lo scopo di conoscersi, comprendersi, evolvere, scambiare punti di vista, dare e acquisire nuovi strumenti. L’idea, infatti, è di dare un’opportunità unica, totalizzante, di crescita ai talenti che si stanno facendo notare nel mondo del cinema.
Nel 2016 sono stati invitati 300 giovani di 78 paesi, scelti tra le 2648 (!) candidature giunte da addirittura 113 paesi. L’età media è di 30 anni, e ciò che unisce queste persone è la determinazione, il trasporto e la voglia di mettersi in gioco per individuare nuove opportunità, nuovi metodi, nuove tecniche per fare cinema. Immaginate di poter trascorrere una settimana condividendo il tempo e gli spazi con gente che svolge il vostro stesso mestiere, proveniente dai quattro lati del globo con, quindi, esperienze, routine e soluzioni diverse da quelle a cui siete abituati. Immaginate ancora di potervi confrontare con artisti di fama mondiale, disponibili a passarvi la loro conoscenza, svelandovi piccoli accorgimenti e grandi consigli. Momenti preziosi senza alcuna barriera di tipo linguistico, culturale o di altro genere, da non lasciarsi scappare. Berlinale Talents è questo. È una full immersion in cui si vive, dalla colazione al dopocena, gomito a gomito tra simili, tutti con trascorsi differenti, tutti che puntano alla stessa meta, tutti che non hanno paura di sbagliare.
Nato come Campus, oggi Talents occupa un intero isolato e si divide tra teatri, studi, aule e luoghi in cui l’aria vibra, l’arte è ovunque, l’entusiasmo ti travolge. Le giornate sono cadenzate da un programma tanto interessante quanto fitto che alterna momenti in classe (coi relatori) ad altri in sala o in studio (per le masterclass e le proiezioni) o, ancora, nei ritrovi (come per l’incontro coi membri dell’EFM).
Le masterclass di quest’anno hanno visto salire sul palco dell’HAU Hebbel am Ufer Theatre l’attrice premio Oscar®, nonché presidente della giuria internazionale, Meryl Streep; il regista danese, fondatore di Dogma95, Thomas Vinterberg; il direttore della fotografia, orso d’oro alla carriera, Michael Ballhaus; il documentarista, premio Oscar® per Taxi to the dark Side, Alex Gibney; e il cineasta canadese Denis Coté (a Berlino con la sua ultima fatica, Boris sans Béatrice, in concorso) e molti altri. Oltre a questi appuntamenti con vere e proprie icone del cinema, si sono tenuti workshop giornalieri con illustri addetti ai lavori e tanti laboratori divisi tra: talent project market (per trovare nuovi collaboratori), script station (sessioni con esperti di scrittura che aiutano a strutturare meglio una trama), doc station (un supporto alla crescita dei progetti in via di sviluppo dei documentaristi) e short film station (occasione per perfezionare la propria sceneggiatura ed creare partnership atte a produrre il proprio film).
Camminare in quelle strade, entrare in contatto con quei ragazzi carichi di speranze per il futuro ti fa venire voglia di non lasciare il quartiere e scoprire le storie dietro quei volti, tutte di successo e tutte diverse. È stato in una caffetteria che ho incontrato uno degli ospiti di questa edizione: Henok Legesse Birhanu, editor e sound designer, provenienza Etiopia, che arriva nella città tedesca con New Eyes, un lavoro presentato niente meno che a Venezia 72 (Orizzonti), al Toronto Film Festival 2015 e a Rotterdam 2016, che segna il debutto alla regia di Hiwot Admasu Getaneh. La testimonianza di questo giovane è un inno alla gioia. Arriva da un paese in cui non esiste un’accademia o una facoltà di cinema: c’è solo una piccola scuola in grado di fornire le basi del mestiere, è quindi obbligatorio unire le forze e condividere quanto imparato per lo più facendosi le ossa direttamente sul campo. La sua è una società che non ha come priorità la cultura, cinematografica in particolare modo, nonostante permetta ai suoi ragazzi di affacciarsi sul mondo, istruirsi all’estero e rincasare arricchiti. Riuscire a competere a livello internazionale ai nostri occhi è apparso quindi un piccolo miracolo.
E il sorriso di Henok è eloquente più di mille parole. Ha conosciuto Berlinale Talents da un coetaneo/collega selezionato nelle precedenti edizioni e ha giocato le sue carte. Erano quelle giuste. Lo scopo era allontanarsi, imparare e tornare per passare la conoscenza acquisita nel raccogliere fondi, nel creare uno storyboard, nel editare un film e molto, molto, altro, e – soprattutto – incoraggiare gli artisti, i filmmaker, etiopi ad acquisire professionalità uscendo dai confini nazionali cosi da creare prodotti esportabili, originali, che regalino un’esperienza al pubblico. Un messaggio di speranza che ci fa tifare per lui e per gli altri autori che hanno sfidato intemperie, voli lunghissimi e, in alcuni casi, addirittura zone di guerra, pur di essere presenti a Berlino in questo febbraio 2016 e dare forma e voce alle proprie storie.
Vissia Menza
n.d.r. un click sulle parole in rosso per leggere gli approfondimenti mentre QUI trovate il diario completo da Berlino
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”