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Quel meraviglioso paese che è l’America ha un problema, la diffusione delle armi. I notiziari riportano aggiornamenti degni di un bollettino guerra e il braccio di ferro con le lobby delle armi, sembra costantemente favorire queste ultime. L’immensa nazione, paladina della libertà e della seconda chance, che tanto amiamo visitare, non riesce a vincere una battaglia interna più grossa di quelle che combatte fuori dai confini nazionali: il numero di caduti nella sola città di Chicago è superiore ai morti che hanno prodotto le campagne in Afghanistan e Iraq. Inquietante soprattutto perché sembra che nessuno se ne accorga o abbia voglia di aprire gli occhi.

Spike Lee, autore di film come Do the right Thing, Jungle Fever e Malcom X, ha legato la sua carriera ad opere di denuncia, sulla comunità afroamericana, in grado di scuotere gli animi della gente. Sono trascorse decadi da quei capolavori che ci hanno fatto conoscere e capire meglio un lato dell’America a noi distante, i progetti sono cambiati, le esigenze del pubblico si sono evolute e il regista si è concesso parentesi Blockbuster (non tutte felici). Nel 2016 però torna a parlare di casa propria e lo fa con il supporto degli Amazon Studios: Chi- Raq è, infatti, il primo lungometraggio prodotto dal nuovo ramo colosso statunitense del commercio online.

Teyonah Parris in Chi-Raq di Spike Lee (c) Parrish Lewis

Teyonah Parris in Chi-Raq di Spike Lee © Parrish Lewis

Chi-Raq è tutto un programma. Il regista prende a riferimento la commedia Lisistrata di Aristofane, e la ripropone in chiave attuale, su note hip-hop, ambientandola nella città di Chicago e chiamando la sua protagonista proprio Lysistrata (Teyonah Parris). Le note imperano, le coreografie sono da grande show, le accuse e le parodie non si risparmiano. Neppure il coro greco è dimenticato, al suo posto Dolmedes, un Samuel L. Jackson che dona valore aggiunto alla storia grazie ai suoi commenti in rima. Gli attori ballano, cantano e il loro discorsi sarcasticamente ruotano attorno ad un concetto: cosa accadrebbe se le donne di questa Terra da domani facessero lo sciopero del sesso? Probabilmente sarebbero in grado di far cessare i più lunghi e sanguinosi conflitti e la pace infine regnerebbe nel mondo. È cosi che la nostra Lysistrata degli anni duemila persuade le amiche (e nemiche di un tempo) a incrociare le braccia e far ragionare i rispettivi compagni, leader delle varie gang rivali, a smettere di uccidersi a vicenda.

Samuel L. Jackson in Chi-Raq (c) Parrish Lewis

Samuel L. Jackson in Chi-Raq © Parrish Lewis

Il film vuole mandare un messaggio importate, forte e chiaro, non ha paura di alludere e accusare, è uno “Svegliatevi!” generale, rivolto in primis a coloro che hanno molto da perdere. Anche il linguaggio scelto è ad uso e consumo locale ed è incisivo quanto basta per portarsi a casa il divieto di visione ai minori di 17 anni. A Berlino però gli applausi finali non suonano convinti. La critica si divide tra coloro che ravvedono in Chi-Raq un’opera audace, un ritorno in vetta del cineasta, e coloro che rimangono dubbiosi sull’efficacia di una simile pellicola, in ottica di diffusione globale. Io m’inserisco in questo secondo gruppo. Quello a cui assistiamo non è propriamente un dramma e neppure un musical, non essendo il tipico spettacolo di Broadway; alcune gag assecondano un gusto distante dal nostro; il linguaggio risulta incomprensibile se non addirittura insensato a chi non ha uno passaporto a stelle e strisce; e il ritmo è incostante. Merita invece una menzione speciale John Cusack, il cui ingresso in scena è uno dei momenti più intensi di tutta l’opera.

Vissia Menza

Chi-Raq_Teyonah Parris e John Cusack (c) Parrish Lewis

Teyonah Parris e John Cusack in Chi-Raq © Parrish Lewis