Berlinale 2016 official poster - Velvet Creative Office © Internationale Filmfestspiele Berlin

© Internationale Filmfestspiele Berlin

È arrivato anche l’attesissimo (e temutissimo) giorno di Lav Diaz e del suo interminabile film. Il regista filippino ci aveva già messo alla prova in passato con opere mastodontiche, quest’anno ha superato se stesso: A Lullaby to the Sorrowful Mystery dura ben otto ore, il che ha imposto un’occupazione del palazzo della Berlinale dalle 9.00 alle 19.00 con un’ora di pausa per sgranchire le gambe e sfamarsi. Una prova di resistenza che tanti hanno iniziato e un numero nettamente inferiore ha portato a termine. Una pellicola girata da un cineasta stimato dalla critica internazionale, talmente fuori dagli schemi, artistica e c.d. “da festival”, da rischiare di agguantare last minute l’Orso d’Oro. La speranza – personalissima – è che i premi vadano altrove altrimenti si rischia di autorizzare gli autori, poco inclini a tagliare i propri lungometraggi, a non farlo più. Di Lav Diaz ce n’è uno.

La trama focalizza su una moglie provata che, dopo l’uccisione del marito, inizia un calvario alla ricerca del cadavere dell’uomo. Il defunto è niente meno che l’eroe della rivoluzione filippina contro gli spagnoli: Andrea Bonifacio, condannato a morte nel lontano 1897. In questo viaggio Diaz unisce, in un ideale abbraccio, miti, fatti e storia. Un film per cinefili incalliti, meno adatto ai fan dei Blockbuster, a meno che amino le avventure temerarie.

Alessandra de Rossi in A Lullaby to the Sorrowful Mystery di Lav Diaz - Photo: Bradley Liew

Alessandra de Rossi in A Lullaby to the Sorrowful Mystery di Lav Diaz © Bradley Liew

Mentre gli impavidi erano travolti dalle immagini nel tipico bianco e nero di Diaz, negli altri cinema cittadini il concorso svelava nuove opere agli spettatori e, spostandoci un paio di fermate di metropolitana, nella cornice di Berlinale Talents si teneva un tour. Esatto, un visita guidata dietro le quinte di una vera e propria fucina di talenti.

Nato 14 anni orsono come Campus, col tempo si è evoluto in qualcosa di ancora più speciale, Talents. In concomitanza con la Berlinale (Festival Internazionale del Film) e l’EFM (European Film Market), in città convogliano, infatti, brillanti nuovi talenti che hanno già avuto occasione di emergere con i loro progetti su scala internazionale e qui, guidati da affermati e acclamati professionisti, si tuffano in una full immersion di ben sei giorni in cui posso scambiare idee, confrontarsi con altri, ottenere supporto, consigli e formazione con riguardo ai più importanti aspetti della carriera nel mondo del cinema. Un intero isolato diventa il quartiere generale delle idee e delle menti eclettiche e creative che stanno facendosi valere. Ragazzi entusiasti che si mettono in gioco, arrivando anche da molto lontano (per darvi un’idea, quest’anno sono giunte sottoscrizioni da 118 Paesi), pronti a trascorrere giornate in aula per apprendere, conoscere e diventare grandi nel proprio mestiere.

Cosa si scopre facendo il tour? Si vede una zona della città in cui si respira arte, si cammina in strade piene di giovani carichi di energia, si entra in aule dove si stanno tenendo workshop con, per esempio, giornalisti cinematografici in erba, si visitano gli studi e si può essere cosi fortunati da assistere ad una proiezione di un corto o, ancora, si può finire in una inattesa masterclass (quest’anno tra gli ospiti c’erano star del calibro dell’attrice Meryl Streep, del regista Thomas Vinterberg, del grande Michael Ballhaus, solo per fare qualche esempio). Si scopre un mondo e si può parlare con questi ragazzi. Si vede quanta gente sia coinvolta in un progetto che dura tutto l’anno perché le nuove leve sono il futuro e a breve torneremo a parlare di loro.

Vissia Menza

Peter Himsel, Berlinale 2016

© Peter Himsel, Berlinale 2016