In un anonimo motel, le tende sono tirate. Un bimbo e due uomini armati si preparano alla fuga nel cuore della notte. Scappano a bordo di un’auto sgangherata. Sono ricercati da troppa gente e anche il telegiornale parla di loro. Ciò che li lega ci è però ignoto. Midnight Special di Jeff Nichols si apre così, ricalcando il più classico dei noir. Perfetti i volti, i movimenti, i luoghi, il buio imperante e i dialoghi essenziali.
Al volante si alternano due uomini armati e determinati a portare lontano quel bimbo diverso, che vive solo di notte. All’orizzonte l’ombra di una setta religiosa che rivuole il bambino e le forze congiunte di FBI e NSA che vogliono a tutti costi arrestare i “rapitori” e scoprire il vero segreto del piccolo Alton. I minuti corrono veloci, dopo poco più di una quindicina la storia si è già trasformata in un thriller importante, in una corsa contro il tempo e contro dei “persecutori” pronti a tutto. Tanta la suspense e la curiosità, tutti vogliamo scoprire perché quel frugoletto di otto anni sia ambito. Il racconto continua e le spiegazioni arrivano, in alcuni momenti non sono quelle che ci aspettavamo soprattutto, prima del finale, siamo passati dal dramma di due genitori al soprannaturale, sino allo sci-fi che ci porta lontano, forse, troppo lontano.
L’opera scritta dallo stesso Nichols prende spunto da un evento e un sentimento reale, come il timore di perdere un figlio e la conseguente disperazione che spinge un genitore a imboccare anche il più impervio dei sentieri pur di tentare il tutto per tutto. Dichiaratamente ispirato a Starman di John Carpenter, Incontri ravvicinati del terzo Tipo ed E.T. l’extraterrestre, il primo lavoro non indipendente del regista di Mud, arriva a Berlino direttamente nel concorso internazionale.
Il padre angosciato ha il volto di Michael Shannon, la mamma è una Kirsten Dunst un po’ rigida e più smarrita che atterrita dalla surreale nottata, al volante, invece, c’è l’ex Ramsete II di Exodus, Joel Edgerton. Un cast scelto con cura, ben calato nella parte che diventa uno dei punti forza di un film che intriga ma mescola cosi tanti generi da risultare sovrabbondante e soprattutto con un protagonista ben lontano dal simpatico ET di spielberghiana memoria.
La suspense non manca (vogliamo scoprire il motivo di tanto affanno) ma si ha la sensazione di essere difronte ad un’incompiuta o, se preferite, ad una pellicola che non sapeva quale registro adottare ed è finita schiacciata dalle eccessive virate. Molte le presentazioni e le apparizioni (come quella di Adam Driver). La sensazione più diffusa è che debba accadere qualcosa (che ovviamente non avverrà). Ed è un vero peccato perché se fosse rimasta un giallo dai risvolti inquietanti, avrebbe potuto essere l’esplosiva rivelazione di questa 66° competizione.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”