Revenant – Redivivo, di Alejandro González Iñárritu, è al cinema da oggi, sabato 16 gennaio 2016. Con Leonardo DiCaprio, Tom Hardy, Will Poulter e Domhnall Gleeson, la pellicola ripercorre l’incredibile storia (vera) di Hugh Glass, un cacciatore di pelli così attaccato alla vita da sopravvivere all’attacco di un grizzly e tornare a casa da solo nell’America del 1800. Le inquadrature sono magistrali, stupenda è la fotografia di Emmanuel Lubezki, sorprendente è l’interpretazione di Hardy, nei panni di un uomo arido e senza scrupoli, e perfette sono le musiche di Ryuichi Sakamoto e Alva Noto. Il film vi porterà lontano, in un territorio senza tempo, e vi farà soffrire e sperare al fianco del protagonista. È un’esperienza viscerale, da non perdere.
RECENSIONE
La curiosità era tanta. Dopo mesi di attesa, un ottimo debutto oltre oceano e l’assegnazione di dodici nomination all’Oscar®, è arrivato anche da noi il giorno di Revenant – Redivivo, l’ultimo film di Alejandro González Iñárritu. Dopo Birdman, il regista cambia nuovamente genere ed è pronto – di nuovo – a vincere. L’opera è diversa da qualsiasi suo precedente lavoro. I luoghi, le atmosfere, le emozioni sono inattesi. Qui tutto eccelle, nulla sbanda e, al termine della visione, il consenso è unanime: siamo difronte a qualcosa di unico e straordinario.
Quella narrata è una leggenda profondamente americana, è una storia vera che si è tramandata per duecento anni, è l’incredibile (dis)avventura di una persona che ha attraversato ferita, senza né cibo né armi, una terra immensa e ostile. Hugh Glass, questo il suo nome, è diventato un simbolo, mostra quanto potente possa essere l’attaccamento alla vita, quanta forza di volontà la gente possieda, quanto l’amore e la voglia di rivincita possano fare da traino e quanto dolore si possa provare, sopportare e (forse) dimenticare. Glass era un cacciatore, il più esperto, e fece da guida ad un gruppo in cerca di pellame lungo le pericolose rive del fiume Missouri. Durante la spedizione, venne ferito da un orso e i compagni, intimoriti dalla vicinanza degli indiani e dal clima impervio, credendolo spacciato, lo lasciarono al suo destino. Da quel momento, l’uomo dovette affrontare sfide che noi oggi non riusciamo neppure a concepire. Fronteggiò la natura, tenne testa al dolore fisico, ad un’anima straziata, al tradimento e ad avversari di ogni tipo per ottenere vendetta ai torti subiti.
Nei panni del tenace protagonista c’è un impressionante Leonardo DiCaprio, talmente votato al progetto che si vocifera si sia tuffato in acque gelide e si sia cimentato in altre prodezze con pesantissimi costumi di scena pur di risultare credibile. In effetti, in molte inquadrature è cosi reale da confonderci: l’attore non c’è più, difronte a noi c’è Hugh Glass. E la macchina da presa, con i suoi numerosi primi piani senza sconti, gli deve aver reso l’impresa ancora più ardua. Alla fine, la sua prova è magistrale. A calarsi, invece, nelle vesti del cattivo, di un opponente inaridito dalla sofferenza, c’è uno strabiliante (e quasi irriconoscibile) Tom Hardy. L’attore britannico si trasforma in John Fitzgerald, un uomo segnato dalle ingiustizie che reagisce vivendo guidato da opportunismo e rancore. Sarà lui il traditore e sarà ironicamente lui a dare all’avversario un motivo per andare avanti e tornare vincitore.
Le due performance sono un capolavoro di recitazione.
Sono una fotografia livida, che si fa gelida con lo scorrere dei minuti, e degli scenari che paiono cosi vicini da potersi toccare, a incorniciare tanta bravura. Si percepisce indistintamente l’odore della terra, ci s’illude di sentire la neve farsi strada tra le fibre degli abiti, ci infastidiscono le piccole crepe sulle dita che sono solo frutto della nostra fantasia e il pizzicore sulle gote si fa intenso nonostante in sala si sudi. Oltre alle immagini e ai movimenti di camera che fanno emergere l’eleganza e l’ineguagliabile stile del regista messicano, la musica ha sonorità che ci entrano nel profondo e contribuisco a trasformarci nei migliori amici di Glass. Avvertiamo le sue sensazioni: abbiamo paura, freddo, proviamo dolore, studiamo l’avversario e ci sentiamo piccoli difronte a una natura che è più vasta e forte di noi.
Revenant è una pellicola totalizzante che stupisce per realismo, equilibrio e poesia. È un’opera mastodontica.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”