Tra record polverizzati e un primato, quello di Avatar, ancora da insidiare, Star Wars: Il Risveglio della Forza [QUI la recensione] ha riacceso la luce e gettato le basi per l’inizio della terza trilogia della saga fanta-stellare più amata di tutti i tempi. L’ologramma di George Lucas è ricorrente come le proiezioni di BB-8, il nuovo e simpatico droide 2.0 che congiunge il presente e il passato, segnato dai nostalgici modelli protocollari R2-D2 e C-3PO. L’era moderna avanza in nome della tradizione ed evoca il risveglio di una forza inedita quale ritorno agli albori e ai fasti gloriosi della genesi datata 1977. Il trait d’union tra il primo e il settimo episodio è l’evoluzione del pensiero in rapporto al mondo che ci circonda, è la voglia di varcare gli orizzonti e proiettare lo sguardo all’avvenire con la convinzione che un frammento di storia possa essere ancora scritto. Lucas cede il testimone a J.J. Abrams e con sé l’onore (e l’onore) di donare emozioni al pubblico unendo intere generazioni sulle note celebrative del tema di Guerre Stellari composto da John Williams.
Da un lato consensi entusiastici, dall’altro ricorrenti delusioni. Il giudizio degli spettatori non è stato unanime e per comprendere meglio il motivo di un tale disaccordo è lecito fermarsi a riflettere e interrogarsi su una questione: cosa rappresenta e cosa ha rappresentato, l’epopea di Star Wars per i fan di oggi e di ieri? A questa domanda abbiamo cercato di dare una risposta mettendo a confronto tre diverse generazioni, ciascuna legata a suo modo all’universo lucasiano creato 39 anni fa.
ANDREA RURALI, nascituro fanatico degli anni ’80
Essendo nel 1977 una lontana proiezione di quello che sarei poi diventato il decennio successivo, un innocuo nascituro pronto a crescere a pane e cinema, vidi per la prima volta Guerre Stellari in età adolescenziale, negli stessi anni in cui la mitologia norrena de Il Signore degli Anelli scorreva nelle mie vene e, al momento stesso, si riversava nelle sale. Dall’epica di Peter Jackson al modello di space opera ideato da George Lucas, l’incursione nella Galassia Stellare è stata così impetuosa e folgorante da costare al mio caro lettore DVD ore e ore di loop ininterrotto. In primis gli episodi della Trilogia originale e poi quelli del trittico prequel che, per quanto aspramente criticati, continuarono a farmi sognare. Giunti nel 2015 e con il traguardo dei 30 non troppo distante, l’evento avvento di Episodio VII ha riportato la mia mente indietro nel tempo. J.J. Abrams ha illuminato il magico universo stellare e condotto al risveglio la Forza coniugando passato e presente, tradizione e modernità, manierismo e innovazione. Gli indimenticabili Han Solo, Leila e Luke accompagnano fedelmente per mano gli adepti prescelti Rey, Finn, Poe e Kylo Ren all’interno del nuovo mondo e in loro ripongono le speranze per il prossimo avvenire. Star Wars: Il Risveglio della Forza è un vortice di pure emozioni e incanto visivo in una cornice nostalgica e affascinante che nonostante tutto non finisce mai di stupire. Abrams ha riacceso la luce, il futuro della saga è ancora da scrivere. Caleidoscopico.
Voto 4****/5
VISSIA MENZA, bambina interstellare degli anni ’70
Nascere negli anni ’70 insieme alla trilogia lucasiana è significato crescere senza sapere perché i tre lungometraggi fossero dei capolavori. Agli occhi di una bimba erano “troppo” sotto diversi punti di vista (troppo strani, troppo adulti, troppo cupi) e ben distanti da altra saga che riempiva i miei occhi di colore e il mio cuore di speranza per un futuro fatto di mondi lontani un po’ più vicini. Star Wars Il Risveglio della Forza cambia rotta, diviene il punto di contatto tra il passato e un futuro che segue le regole del mondo 2.0. Gli aspiranti-cattivi sono maldestri, gli avidi servitori d’inflessibili dittatori inciampano nella propria bramosia, i novelli eroi hanno sentimenti evidenti e si scoprono detentori d’improbabili poteri (di cui anche loro faticano a capacitarsi). La macchina da presa passa a J.J. Abrams, l’azione e le battute scuotono la narrazione e tra gli eroi spiccano giovani donne, come vuole il nuovo trend a cui siamo oramai assuefatti. Amo Disney e la sua filosofia positiva, adoro la regia di Abrams e il suo modo di regalare sorprese, non vivo senza sogni, questo nuovo film di generazioni a confronto secondo alcuni è meno preciso ma potrebbe riuscire a mettere tutti d’accordo.
Voto 3,5 ***/5
M.P., ragazza degli anni ’60
Storia e personaggi nuovi ricalcati sui vecchi e trattati molto superficialmente, tranne il disertore della guardia imperiale, il più nuovo e sfaccettato. Il più simpatico è la barista-yedi. Cattivi stereotipati e inconsistenti. Che i protagonisti siano un nero e una ragazza (ennesima copia-carbone di Katniss Everdeen) l’ho trovato un po’ ruffiano. Dose ragionevole di combattimenti e inseguimenti, niente sproloqui pseudo-filosofici, niente inutili intermezzi sentimentali e soprattutto niente insopportabili animaletti buffi. Premio speciale al location scout. Troppi buchi nella trama (prevedibilissima) e fastidioso finale sospeso: potrei dare un giudizio ragionato solo dopo aver visto di fila 7, 8 e 9. Migliore su tutta la linea della Trilogia Prequel, comunque inferiore alla Trilogia Originale, vista al cinema 30 anni fa e poi mai più (ma forse è solo nostalgia). Da allora molti Marvel sono passati sotto i ponti, novità qui non ne ho viste.
Voto 3 ***/5
Articolo pubblicato anche su CineAvatar.it