Settembre è il mese delle visite. Due sono i “The Visit” in arrivo. Il nuovo film di M. Night Shyamalan (a metà mese nei cinema USA) e il documentario di Michael Madsen condividono, infatti, il medesimo titolo (per lo meno in versione originale), non il contenuto. E, almeno per oggi, nessuna possessione demoniaca è prevista. Ci dedichiamo a qualcosa di più anomalo: a una quanto mai realistica venuta degli alieni.
L’ultima fatica del regista danese, recentemente apprezzato ne “Le cattedrali della cultura”, porta al cinema un documentario davvero curioso che ci mostra, con estrema serietà e stupefacente trasporto, cosa accadrebbe se domani arrivassero gli alieni. Esatto, intendo proprio quegli esseri che nell’immaginario collettivo sono dotati di conoscenza superiore alla nostra, che sono riservati, poco loquaci e, probabilmente, hanno pelle verdognola e occhi troppo grandi.
Il film di Madsen va oltre la classica ricostruzione da salotto di cosa accadrebbe in caso di un primo contatto non belligerante. Ipotizza una venuta in sordina, senza clamore, ricca di dubbi e quesiti. Quali domande ci porrebbero? Cosa attirerebbe la loro attenzione? Perché avrebbero scelto questa epoca storica per conoscerci? Come reagirebbero al nostro lato più misterioso e vulnerabile, quei sentimenti a cui è impossibile sottrarsi, che ci governano e ci danno forza in ogni momento della nostra vita? E noi, manterremmo la calma? Che spiegazioni daremmo ai media nell’attesa di scoprire realmente chi o cosa sia il visitatore inatteso? Queste sono le prime domande che ci vengono in mente, ma non sono le uniche, e la pellicola ora nelle sale non fa che confermarcelo.
THE VISIT si addentra un mondo di cui raramente sentiamo parlare. Sul set sfilano una serie di eminenze grigie, di professionisti (ingegneri, giuristi, politici, strateghi, teologi, e molto altro), che dedicano (o hanno dedicato) la propria vita al famoso primo contatto. Il tanto temuto e, sotto sotto, tanto sperato incontro con altri esseri intelligenti, che da sempre alimenta miti, leggende, favole e racconti, viene approfondito in modo scientifico, razionale e poco sensazionalistico.
L’opera ha uno stile unico. È un documentario, le cui ipotesi sono attente e svolte coinvolgendo i maggiori esperti del settore, ma il punto di partenza è falso. Mi spiego: nessun alieno era dietro la macchina da presa. È solo un possibile e plausibile scenario con un tocco da… mokumentary. Potremmo definirlo un tocco/ una scelta d’autore che inizialmente destabilizza e forse proprio per quel motivo assorbe chi guarda e gli facilita la comprensione di ciò che vedrà.
Perché qui arriva la vera sorpresa: THE VISIT non smonta alcuna ufo-bufala, non alimenta chissà quale mistero sugli omini verdi, non ha colpi di scena ma parla di noi. Esplora l’essere umano. Ci fotografa dall’esterno. Analizza la nostra essenza. Molta è la scienza e molta è la filosofia. I veri protagonisti, alla fine, siamo sempre e unicamente noi con i pregi e i difetti, con i sogni e le speranze, che tutti conoscete.
Se siete a caccia di qualcosa di diverso, l’avete trovato.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”