Billy “The Great” Hope è un pugile che colleziona un successo dopo l’altro, è uno di quegli uomini con un passato difficile che ha saputo tramutare la propria esistenza in un sogno senza fine. Cresciuto in una casa di accoglienza, oggi è un campione assoluto, ha gli amici che gli fanno da manager, una bellissima moglie che è il suo baricentro (nonché la sua coscienza) e una figlia che lo adora. Billy e compagni vivono in una reggia, collezionano bolidi e tanti ingaggi.
Il problema maggiore di Billy è che deve salire su un ring e fare a botte in continuazione per mantenere quegli agi che rendono il quotidiano tanto ovattato e pieno di bellezza. Immancabilmente, le cose si complicano quando una testa calda lo provoca per sostenere un incontro suicidario e all’improvviso parte un colpo. In un istante la bolla fatata esplode, Billy dà fuori di testa e, come prevedibile, perde tutto, beni e affetti, figlia compresa.
La storia che vi ho appena raccontato è di quelle che piacciono tanto agli americani e non solo. E’ quella di un uomo che ha visto la parte meno bella della vita, mirabilmente è riuscito ad allontanarsi da essa ma ci è ricascato e ora, se vuole rialzarsi, deve guadagnarsi, anzi sudarsi, la seconda occasione e – soprattutto – non sprecarla. Ce la farà il nostro moderno eroe imperfetto a tornare agli antichi fasti? Con un nome come Hope, è vietato perdere la speranza!
Questa è la trama di SOUTHPAW – L’ULTIMA SFIDA, una di quelle pellicole che, per l’ennesima volta, vi regalano botte da orbi, sangue a fiotti, badilate di sofferenza fisica e piscologica, un pizzico di redenzione, tanta fatica e un finale in cui… se le danno di santa ragione.
A garantirvi uno spettacolo in grado di farvi provare un po’ del dolore di Billy, dietro la macchina da presa c’è Antoine Fuqua, in pantaloncini e guantoni c’è Jake Gyllenhaal, per l’occasione pompatissimo, aggressivissimo, tristissimo e con un occhio sempre pesto, e al suo fianco un premio Oscar® del calibro di Forest Whitaker.
SOUTHPAW – L’ULTIMA SFIDA è uno di quei drammi che riempiono i multisala il venerdì sera. Fa salire l’adrenalina, non richiede troppa concentrazione e satura l’aria di testosterone, gli uomini si sentono più maschi e le donne sognano il loro Billy. È un film che istilla voglia di provare a cambiare le cose e rafforza la speranza che qualcuno possa farcela.
In effetti, a ben vedere, cast e crew si sono dati un gran da fare per trascinare lo spettatore dentro questa battaglia all’ultimo sangue. Fuqua dirige un’opera di gran lunga superiore ad ATTACCO AL POTERE. Il protagonista fa quasi tenerezza per lo stato in cui versa la maggior parte del tempo (nonostante un fisico bestiale). I ritmi sono di quelli che non fan cadere l’attenzione, c’è sempre un’attesa che sia dell’inevitabile, del risveglio o del riscatto. E si toccano argomenti cari a tutti come lo sport, la famiglia, gli eroi effimeri. Non manca nulla, tranne l’originalità. Quindi, sul gradino più alto del mio personale podio rimane ben saldo un altro lottatore tormentato, il Randy “The Ram” Robinson di THE WRESTLER.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”