Ogni kermesse cinematografica ha una sezione competitiva che potremmo definire di Premier League, il Concorso Internazionale, ed altre più esplorative. Mi riferisco a quelle in cui trovano spazio le nuove voci, i talenti emergenti, i neo-registi in cerca di un pubblico con cui mettersi in gioco e mostrare le proprie abilità, la propria creatività, il frutto di molte notti insonni.
Il festival elvetico è rinomato per avere da sempre un gran fiuto ed essersi aggiudicato la prima assoluta di opere di registi su cui nessuno puntava, di artisti che erano troppo fuori dagli schemi, innovativi e/o provocatori, per essere accettati nei circuiti cosiddetto main stream. Oggi molti di quegli autori sono considerati dei veri e propri mostri sacri del cinema. Dispiace quindi che il programma della meravigliosa Piazza Grande e le pellicole in competizione per la Palmarès ci assorbano e ci tengano lontani dai Cineasti del Presente, dalle prime Fuori Concorso e dai Pardi di Domani, la categoria dove si nascondono tanti futuri virtuosi della macchina da presa.
Anche noi di MaSeDomani siamo da bacchettare. A parte qualche incursione nei Cineasti del Presente e in alcune proiezioni speciali, non riusciamo mai ad andare in avanscoperta come vorremmo (e dovremmo). E’ il passaparola, il chiacchiericcio sul pardo-bus del popolo festivaliero, a salvarci e indirizzarci ogni volta verso ciò che gli spettatori stanno amando. È così che sono riuscita a recuperare, per esempio, il meraviglioso DER NACHTMAHR di un regista che già coi corti aveva dimostrato di essere da Oscar®.
Prima di chiudere il nostro Speciale su Locarno 2015, abbiamo quindi deciso di dedicare qualche riga a due film di esordio: MOJ BRATE (My Brother), italiano, nel concorso in Cineasti del Presente e FILS DU LOUP (Son of the Wolf), francese, uno dei Pardi di Domani rincasato da vincitore.
MOJ BRATE è il film di diploma di Nazareno M. Nicoletti. Il suo è stato un viaggio intenso, emotivamente coinvolgente, nel ricordo di una persona che non c’è più, l’antropologo e clown Alberto Musacchio, morto suicida nel 2001. Il giovane regista si addentra nella vita di Musacchio con un Virgilio di eccezione: l’amico di sempre, il regista Stefano Gabrini, che va dall’Italia alla Bosnia sino al Canada all’inseguimento di una risposta che non può arrivare. Gabrini parla con gli amici e sente quei fratelli che avevano tanto turbato Alberto. Per i protagonisti la situazione deve essere greve.
Il documento di Nicoletti appare intimo e riesce a trasmettere il vuoto che i sopravvissuti provano, e proveranno per sempre. Una sensazione di angoscia ci accompagna tutto il tempo e ad essa, pian piano, si aggiugne il sospetto, o forse la speranza, che un colpo di scena possa accadere. La dedizione di coloro che hanno preso parte al progetto è evidente, la voglia di rendere visibile il disagio, pure.
Come dicevamo qualche riga più su, si tratta di un esordio, è il primo lungometraggio del suo autore che, dopo una laurea in Lettere, ha deciso di gettarsi nel Reportage Cinematografico presso il Centro Sperimentale di Cinematografia de L’Aquila. È un inizio.
FILS DU LOUP viene invece da oltre l’arco alpino. È francese, dura meno di mezz’ora e dietro la macchina da presa c’è una donna, la giovane regista Lola Quivoron. Si tratta di un corto del terzo anno. Quando si dice, le giovani promesse!
La Quivoron è riuscita a fare centro in soli 23 minuti e con un cast non del tutto di professionista, dato che la “prima donna” è un cane circondato da veri addestratori.
La storia si svolge all’interno di un vecchio forte. Un ragazzo, Johnny, è alle prese con l’addestramento del suo primo cane da guardia e ben presto la tensione sarà tale da far vacillare sia lui sia lo spettatore, che inizia a meditare su dove risieda veramente la brutalità. Il cane catalizza, il giovane protagonista (l’attore Emile Berling) sembra sinceramente intimorito, le inquadrature sono attente.
Anche in questo caso il realismo travolge, il messaggio è evidente, la voglia di portare su grande schermo nuove storie e emozioni, pure. Tutto è efficace e convincente e ci fa tifare per la giovane promessa delle terre di Francia il cui cortometraggio concorrerà per la nomination di Locarno agli European Film Awards 2015.
Ora non ci resta che attendere e vedere cosa il futuro abbia in serbo :)
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”