Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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Quello di Locarno è un festival che ha sempre amato osare, passano le decadi ma questa caratteristica non viene mai meno. Non stupisce quindi che quest’anno accanto alle novità proiettate in anteprima sotto le stelle siano stati affiancati dei cortometraggi, tutti diversi e tutti molto particolari. Ha catturato la nostra attenzione uno dei più brevi: ERLKÖNIG di Georges Schwizgebel.

Il signor Schwizgebel è un vero maestro dell’animazione rossocrociata. Nato nella parte francofona della Confederazione, folgorato da un film, dopo gli studi fonda la sua casa di produzione in cui il disegno animato e la grafica regnano sovrani. Nonostante i numerosi riconoscimenti (inter)nazionali conferiti ai suoi lavori, tra noi vi sono molti che non lo conoscono ancora. A omaggiare i suoi sforzi e a diffondere il suo nome ci ha pensato la Piazza Grande con la proiezione in anteprima della sua ultima fatica. E 5 minuti (cinque!) sono stati sufficienti per travolgerci in un mondo da favola, fatto di colori accesi e accordi in cui l’assenza di parole non si è avvertita.

Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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ERLKÖNIG narra proprio la storia a cui state pensando: riprende il celebre poema Erlking di Goethe, il lied di Schubert e la rivisitazione per piano di Liszt e ce la ripropone per immagini e note. Solo un breve e stilizzato riassunto in apertura poi, i disegni, i colori e gli accordi prendono il sopravvento per portarci nella foresta, al fianco di quel padre, sempre più in ansia, che cavalca tenendo stretto a se il figlio verso una meta che raggiungerà troppo tardi.

Un progetto durato due anni e mezzo, nato su impulso del figlio dello stesso regista, la cui realizzazione è avvenuta sottosopra: la musica è arrivata per prima, è stata lei a determinare il disegno, non il contrario. Schwizgebel si è basato sul ritmo dell’opera, un po’ come Schubert su Goethe, e il risultato, con i suoi toni che si fanno più scuri man mano che irrompe il dolore, riesce a trascinare i presenti. Il rapporto padre e figlio è intenso e teso. La magia si fa sempre più nera. I rimandi sono molti e tutti che profumano di antico.

Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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Nonostante la sua dedizione alla tecnica, il maestro ha assecondato l’idea che un film debba innanzitutto emozionare l’audience e… ha vinto la sua scommessa. Le note e le situazioni sono troppo incalzanti e cariche di suspense per farci sentire la mancanza di un tratto ricercato o di nuovi ritrovati della scienza. In ERLKÖNIG c’è tutto ciò che serve: il Re degli Elfi, un viandante e il figlio, un inseguimento nel cuore di una notte che si fa sempre più cupa e una melodia avvolgente. E il pubblico, nonostante sia ogni giorno più incline alla distrazione, ne è rimasto sedotto. Evviva.

Vissia Menza