Arriva dal Canada THE WAITING ROOM in concorso nella sezione Cineasti del Presente.

Jasmin vive a Toronto dopo essersi trasferito dalla ex-Yugoslavia. Una volta era un attore di successo oggi invece si ritrova a dover ripartire da capo. I problemi sorgono o, forse, infine si risolvono, il giorno in cui una parte fortemente voluta gli viene assegnata: ora deve affrontare sé stesso e i ricordi di tempi migliori.

Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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Seguiamo Jasmin da un’audizione a un spettacolino infelice, dalle bevute al bar con gli amici alle telefonate via Skype. Conversazioni in auto e in famiglia. I toni sono tristi, i sospiri sono molti, l’azione è quasi inesistente. Dopo un’ora siamo ancora alla ricerca di risposte e in attesa del climax per infine comprendere cosa il protagonista debba metabolizzare e come pensi di farlo.

Il film è lentuccio e carico d’infelicità. La sensazione è che situazioni e piani temporali si sovrappongano. Jasmin, infatti, non è di molte parole ma la sua espressione e le persone che si susseguono al suo fianco sono tante e con inequivocabili ruoli. Uno su tutti, il titolo della trasmissione che sta girando, SOLDIERS.

Il sogno è di tornare in auge. La realtà, invece, è un’altra ed è dominata da silenzi e pioggia. La scena è spesso illuminata da una livida luce che non lascia presagire nulla di buono ma, purtroppo, poco racconta e soprattutto ci fa faticare nel rimanere attenti. Armati di buone intenzioni, cerchiamo di trovare un punto di contatto con l’uomo. Ahinoi, quanto mostrato, la scenografia e la fisicità del protagonista non sono sufficienti a convincerci e strapparci un applauso finale.

Purtroppo un intrigante titolo, una buona sinossi, un main theme come l’immigrazione e l’idea di parlarne nell’ottica di un immigrato che recita non trasformano il film in un capolavoro. Andrà meglio la prossima volta.

Vissia Menza

Photo: courtesy of Festival del film Locarno

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