Locarno. E’ arrivato il weekend e il Festival entra ufficialmente nel vivo. Ieri, sabato, è stato il giorno della Conversation with Andy Garcia, un’abbondante ora in cui ci siamo addentrati nella carriera dell’attore, in città per ricevere il Leopard Club Award, scoprendo non pochi aneddoti.

Andy Garcia © MaSeDomani

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La sua è stata una vita sin dall’inizio ricca e avventurosa e il racconto non poteva che partire dall’inizio, dall’infanzia, dall’arrivo, all’età di cinque anni, negli Stati Uniti lasciandosi alle spalle Cuba e il regime di Castro.

Andrés Arturo García Menéndez (questo il suo nome per esteso) cresce a Miami Beach e coltiva la passione per il cinema sin da giovanissimo. Prima di arrivare al successo, però, di acqua sotto i ponti ne passerà molta. Dopo gli studi all’Università della Florida, si trasferisce a Los Angeles dove, tra un’audizione andata a male e una non pervenuta, si adatta a lavorare come cameriere. Impiega ben due anni prima di trovare una persona che abbia voglia di rappresentarlo e di procurargli delle occasioni e, a ripensarci oggi, pare quasi impossibile.

Parliamo, infatti, dell’attore che, dopo “8 milioni di modi per morire” di Hal Ashby in cui recitò al fianco di Jeff Bridges e Rosanna Arquette, è stato diretto da Brian de Palma (“Gli Intoccabili”), Ridley Scott (“Black Rain”), Francis Ford Coppola (“Il Padrino – Parte III”), Kenneth Branagh (“L’altro Delitto”), Stephen Frears (“Eroe per Caso”), Sidney Lumet (“Prove apparenti”), Babet Schroeder (“Soluzione estrema”) e Steven Soderbergh (la saga di “Ocean’s Eleven”), solo per citarne alcuni. In poche parole: ha lavorato con i migliori registi che vi vengano in mente.

Andy Garcia © MaSeDomani

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Sotto un sole d’agosto agguerrito – pare sia stato uno dei giorni più caldi della storia del Festival – Garcia non si è risparmiato. Con la sua voce profonda e con la sicurezza di chi al successo ci è arrivato davvero, non ha disdegnato la battuta (parlando del motivo per cui non prende in considerazione scene di nudo e sesso – se aveste tre figlie vi piacerebbe che vedessero le natiche nude di papà mentre si fa qualcuno a tutto schermo?) e, con spontaneità, ha commentato la attuale situazione della sua terra natia, in cui non tornerà sino a quando le ingerenze governative nella vita e nel lavoro dei singoli non saranno scomparse.

Si è parlato di film storici, di improvvisazione, di grandi registi, di voglia di stare davanti e dietro la macchina da presa e molto altro. Ovviamente, non sono mancati gli aneddoti. E qui è iniziato il vero divertimento. L’andirivieni in aereo per ottenere la parte ne “ Il Padrino – Parte III” (per cui ebbe una candidatura all’Oscar®) è stato una vera prova di resistenza; le volte in cui a causa del suo cognome arrivava ad una audizione e veniva respinto perché non aveva le sembianze di un membro di una gang di origine messicane hanno del buffo; e, tornando all’infanzia, scoprire che il suo coach di baseball era niente meno che Mickey Rourke ha del sorprendente.

Ascoltando Andy Garcia in molti sono rimasti affascinati. La sua storia ha molto della favola: ha avuto una vita intensa in cui la determinazione e la curiosità verso un mondo del cinema, hanno fatto la differenza. Sentirlo parlare ha fatto sognare un po’ tutti i presenti e ha rinfrancato chi, come noi, in mezzo alla routine cerca i fuochi d’artificio. Non tutti ce la faranno, ma il gioco vale decisamente la candela.

Vissia Menza

Andy Garcia © MaSeDomani

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