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Ci siamo. Siamo agli sgoccioli. Poche ore ci separano dal verdetto della giuria, presieduta dai fratelli Cohen, di questa 68° edizione del Festival de Cannes. Poi resterà solo il giudizio più importante, quello del pubblico, che spesso imbocca una strada diametralmente opposta a quella delle cosiddette penne eccellenti, che si riunisco ogni anno sulla Croisette. Sono, infatti, passate agli annali le bocciature da parte della critica di pellicole, entrate di diritto nella storia del cinema, come “Taxi Driver” e “Pulp Fiction”.

Domani nessuna proiezione (forse), ma una marea di appunti da riordinare e trasformare in ultime recensioni e approfondimenti, strascico di una maratona di dodici giorni atipica anche nel panorama dei festival de cinema. Chi frequenta la Croisette con un badge “presse” al collo lo sa. Stila una lista di ciò che vorrebbe vedere e al fianco prepara il piano di backup. Se riesce ad accedere a tre proiezioni al giorno, ha vinto alla lotteria. L’attesa media tra un film e l’altro è di un paio di ore e solo grazie alla tecnologia è possibile non venire colti da irrefrenabile nervosismo. Quest’anno, poi, dobbiamo ringraziare gli Dei di essere stati clementi e non averci inzuppato (le due precedenti edizioni avevano, infatti, messo a dura prova la resistenza fisica di tutti).

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Grand Théâtre Lumière © FDC / L. Fauquembergue

Ripercorrendo gli ultimi dieci giorni ricorderò questo Cannes 2015 per l’altissima qualità delle opere in concorso (tutte con i migliori attori del momento e realizzate dagli autori più affermati), i pochi gossip, l’assenza di film-scandalo (sto scientemente ignorando Gaspar Noé e il suo pseudo-provocatorio “Love” perché, appunto, tanto impegno a scioccare il pubblico non è servito a nulla) e le anteprime stampa con troppa gente composta, al limite dello svogliato (non giustificherò mai coloro che credendo di aver “capito tutto” di una storia già allo scoccare della prima ora, si sentono liberi di andarsene).

Con riguardo ai film visti.
Non sono ancora riuscita a spiegarmi l’entusiasmo iniziale per “Mia Madre”, una delle pellicole più deboli in competizione; mi ha confortato il caloroso applauso per “Youth”, al termine proiezione di gala (meritatissimo!); e sono stata travolta da due opere destinate al grande pubblico (“Mad Max Fury Road” e il sorprendente “Inside Out”) confezionate così bene da meritarsi un premio. Mi piace tifare per un giusto compromesso tra struttura, confezione e desideri di chi va al cinema per emozionarsi e, perché no, per divertirsi, quindi queste parentesi in compagnia di Blockbuster eccellenti mi piacciono e confido che, in un futuro non troppo lontano, riescano ad infiltrarsi nella competizione.
Proseguendo nella nostra carrellata, prima di chiudere, gli sconfitti illustri dovrebbero essere “The Sea of Trees” (anche solo una menzione lascerebbe di stucco il popolo del Palais) e “Louder than Bombs”, tanto atteso quanto incompiuto. Mentre un premio a “Carol” se lo attendono tutti e il più agguerrito testa a testa sarà tra gli ometti, Lindon e Roth in cima alla lista.
Per il resto, non ci resta che attendere :)

Vissia Menza

Red carpet © FDC / Quitot

Red carpet © FDC / Quitot

Last update: May 26th, 2015