Nanni Moretti torna al cinema, debutterà domani nelle sale della Penisola “Mia Madre”, un’opera che fin dal titolo lascia intuire trama, genere, possibile finale. E, in effetti, la storia è dolorosa, di quelle che – ahimè – ci accomunano tutti.
La madre, figura fondamentale nella vita di ognuno, è protagonista di un film delicato, che ci racconta il crollo (o, forse, la crescita) di una regista di successo, Margherita, che si divide tra lavoro e famiglia, tra set e ospedale, tra capricciosi divi del cinema e una mamma che si spegne. Margherita è sotto enorme stress, ha la mente affollata di pensieri, è sempre più assente. Margherita ha mille sovrastrutture, vuole avere il controllo, ma s’incupisce ogni giorno di più e diviene distratta e confusa: avverte chiaramente che sta per affondare. Al suo fianco Vittorio, il fratello tranquillo che – per lo meno in apparenza – ha realmente tutto sotto controllo, il suo opposto (forse) e presto anche la spalla di cui avrà bisogno.
“Mia Madre” è un film lucido, intimo, diretto. E’ un racconto quieto, non retorico e drammatico (per alcuni potrebbe essere addirittura straziante). È sottile, ti entra dentro e non ti lascia facilmente, come quei ricordi tanto dolci quanto amari sul finale.
Si parla della perdita di un genitore, qualcosa a cui non si è mai pronti, che tocca nel profondo, un dolore unico e indelebile. E per fare ciò il regista porta sullo schermo il proprio vissuto, con discrezione, senza intenzione di strapparci lacrime facili. Nessun melodramma, al contrario, il racconto è asciutto e la recitazione è sobria, naturale, reale e forse per questo riesce dove molti altri normalmente falliscono: nessuna patina da fiction TV, nessuna performance caricaturale e magicamente il racconto diventa un po’ anche il nostro.
E le sorprese non finiscono qui…
Nanni Moretti non è protagonista, preferisce riservarsi il ruolo discreto di Vittorio, presenza inizialmente ai limiti del fastidioso poi fondamentale con tutte le sue umane debolezze. E’, invece, una Margherita Buy in stato di grazia a vestire i panni dell’alter ego di Moretti, trasformandosi nella regista precisa e puntigliosa che deve vedersela ogni giorno con la faticosa gestione del set e con se stessa. L’attrice riesce a convincere e intenerire anche i cuori più aridi al punto di farci dimenticare che nel cast una stella di Hollywood, John Turturro, c’era davvero.
Ho trovato adorabile “Habemus Papam”, anche se confesso di conoscere poco la filmografia del regista, sono quindi entrata in sala senza preconcetti, aspettative irraggiungibili o altro, solo accompagnata dalla curiosità di vedere quali emozioni sarebbero uscite dallo schermo.
La sobrietà del racconto, la gentilezza delle inquadrature, la dolcezza nell’aria e la totale assenza di scene gratuite sono state belle sorprese e sono i motivi che mi hanno convinto a non soffermarmi sulla mancanza di quell’elemento in grado di fondere i tanti pregi e regalarci un piccolo grande gioiello.
Il miracolo non c’è stato, ma il livello è alto e la visione consigliata a tutti. Le chiavi di lettura son più del previsto e varie le reazioni possibili.
Vissia Menza
Una volta ricascati, se vi va, lasciate un messaggio e potremmo risolvere insieme il mistero del non-so-che perduto.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”