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La 33° edizione del Bergamo Film Meeting ha chiuso i battenti da poche ore. La settimana è stata contraddistinta da giornate intense, ricche di pellicole nuove, vecchie e restaurate. Occasione di rivedere dei classici, di approfondire alcune tematiche e di scoprire giovani talenti che non conoscevamo, alcuni dei quali già apprezzati e premiati all’estero. Nove giorni all’insegna degli aperitivi con gli autori, delle mostre, delle masterclass (in alcuni casi in trasferta anche nel capoluogo lombardo) che, posso scommettere, non saranno dimenticate facilmente da chi è riuscito a trascorrere qualche ora a Bergamo.

Personalmente, sono rimasta colpita dalle opere prime e seconde dei giovani cineasti europei che si contendevano i premi della Mostra Concorso. Un paio di nomi son già sulla mia lista dei registi/ attori da inseguire ai festival internazionali dei prossimi mesi. La competizione principale presentava lungometraggi diversi tra loro, in alcuni casi divertenti, in altri tesissimi, tutti intelligenti, che non mostravano quei cedimenti di cui ultimamente difettano produzioni con a disposizione maggior budget e star. Monito per i big che una buona idea, originale (!), e saper scrivere una sceneggiatura, vale molto più di mettere nel cast tante belle statuine.

Photo: courtesy of 33° Bergamo Film Meeting

Photo: courtesy of 33° Bergamo Film Meeting

La mia classifica vedeva su un fantomatico podio il protagonista maschile del thriller norvegese “Amnesia”, Christian Rubeck, attore a tratti inquietante nei panni dell’uomo possessivo, ossessivo, folle. Al suo fianco non poteva mancare la mamma di Noa, protagonista della solare tragicommedia israeliana “Anderswo”, con tutte quelle smorfie e uscite degne dei migliori film di alleniana memoria. E, a completare il terzetto da standing ovation, avrei messo la regista Virág Zomborácz per aver scritto la sarcastica sceneggiatura di “Afterlife”, con il suo Mózes alle prese con un… fantasma.

Senza per questo dimenticare il franco-colombiano “Gente de Bien”, lo spagnolo “Flowers” e il turco “Why can’t I be Tarkovski?” che hanno combattuto ad armi pari nel contendersi il titolo di migliore opera drammatica di respiro internazionale. Tre pellicole che faranno la gioia dei fortunati cinéphiles che riusciranno ad intercettarle nei mesi a venire.

Photo: courtesy of 33° Bergamo Film Meeting

Photo: courtesy of 33° Bergamo Film Meeting

Il gradino più alto del podio, e il relativo malloppo, è stato conquistato ieri sera dall’ungherese Virág Zomborácz con il suo sagace “Utóélet – Afterlife – Dopo la vita”. Una decisione che mi rende particolarmente gioiosa, stante quanto detto poche righe fa. Il lavoro della giovane ha convinto e intrigato da subito. La seconda e terza posizione sono anche loro occupate da due miei preferiti: il brillante “Anderswo” e “Flowers”, racconto di un’umanità e dolcezza straordinaria.
Se siete curiosi, tutti i dettagli della premiazione, le foto e molto altro vi aspettano su www.bergamofilmmeeting.it/

Di questa cine-maratona, rimarranno ora i ricordi dei bei lungometraggi, i numeri (141 pellicole in 9 giorni) e la speranza di vedere crescere i talenti scoperti grazie a questa kermesse.

L’appuntamento è per il 2016, dal 5 al 13 marzo, sempre a Bergamo. Nell’attesa, vi segnalo che da qualche giorno è online la pagina dedicata al 33° BFM (basta cliccare QUI), raggiungibile tutto l’anno dalla sezione “Festival, rassegne, eventi” presente in Homepage. In attesa della 34° edizione potrete, quindi, tornare a trovarci e spolverare i cassetti della memoria.

Vissia Menza

Photo: courtesy of 33° Bergamo Film Meeting

Photo: courtesy of 33° Bergamo Film Meeting