Pizzi e merletti, costumi d’epoca, capigliature elaborate, corsetti e belle donne. La selezione ufficiale della Berlinale 2015 sembra aver puntato sulle grandi attrici e sulla letteratura classica, su i tanti tomi che hanno popolato la nostra gioventù. Questo inizio Festival è stato un continuo tuffo nel passato al seguito di eroine che hanno sfidato le buone maniere e il perbenismo della loro epoca per perseguire i loro obiettivi.
L’apertura insipida era dedicata all’impavida e testarda consorte del Colonnello Peary, il primo scopritore del Polo Nord. L’uomo per vedere riconosciuto il suo primato ha dovuto battagliare non poco e ha quasi fatto morire (di fame e freddo) la consorte. In “Nobody wants the night” siamo nel 1906 e la splendida Juliette Binoche non riesce a salvare la pellicola di una veterana di questo Festival, quale Isabel Coixet.
Arrivato il turno di Werner Herzog, credevamo che il suo “Queen of the Desert” ci avrebbe rimesso in pace con il secolo scorso e con il concorso principale. La sua eroina è Gertrude Bell (col viso dalla splendida Nicole Kidman), il paesaggio è quello dell’antica Persia, gli anni sono quelli del cambio di secolo (scorso). Attraversiamo l’Iran, la Siria, la Giordania a dorso di cammello, avvolti da un deserto che pare di polvere d’oro. Una fotografia incantevole incornicia i personaggi di questo mélo con dialoghi surreali che ci ha lasciato perplessi.
Sopravvissuti alle delusioni, abbiamo dovuto attendere solo poche per ritrovarci a combattere con la voglia di abbandonare la sala, durante la visione del film – in concorso – “Diary of a Chambermaid“. Altro libro, stesso periodo, ennesima eroina cocciuta, interpretata da attrice di talento (Léa Seydoux) che deve supportare una regia non troppo comunicativa o i cui pensieri rimangono un mistero a noi cine-amanti. Il film di Benoit Jacquot racconta le esperienze di una domestica alle prese con gli altrui segreti, capricci, e con il proprio carattere, che non si piega ai soprusi. Della storia non avevamo mai letto nulla, del film non ricorderemo molto, del regista invece sentiremo ancora parlare.
Questione di minuti prima di finire tra le braccia della mamma di “Angelica“, trovatella che sposa un medico di origine italiana in quel della rigida Londra vittoriana. Qui l’amorevole madre dovrà tenere testa ai fantasmi, alle proprie paure (con un non so che di allucinogeno), alle amicizie vere o presunte. Il film è dark, gotico, ambirebbe a sfiorare l’horror ma non lo raggiunge mai. Il regista si è fatto conoscere per “Denti” e protagonista è Jena Malone. La storia non convince la maggior parte dei presenti. E, in effetti, lo promuoviamo solo perché non ci ha fatto assopire ed è arrivato dopo una lunga serie di clamorosi fiaschi. Qui l’aspettativa non c’era, quindi… urrà! Adesso, però, ci vorrebbe un po’ di fantascienza.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”