Dora è giovane. Dora è dolce. Dora sta diventando una donna. Dora ha una madre che la adora e vuole offrirle una vita normale. Dora è una bimba curiosa intrappolata in un corpo adulto nell’apparenza e negli istinti. Il fatto, quindi, che Dora voglia conquistare la sua indipendenza ed esplorare il mondo nella sua bellezza, non può che inorgoglire una mamma. Quello a cui nessuno è pronto è che la giovane prima o poi scopra la sessualità, le pulsioni amorose, e sviluppi la volontà di crescere ed essere uguali agli altri soprattutto con riguardo al proprio corpo e ai sentimenti. E qui, inevitabilmente, le cose si complicano. Le domande e i dubbi senza una risposta giusta o sbagliata iniziano a sgorgare copiosi, perché Dora deve superare problemi che noi non abbiamo.
Sino a che punto dobbiamo trattare Dora come una persona dotata di autoderminazione in grado di badare a sé stessa? Dove risiede il confine tra proteggere e controllare un altro essere umano? Come fa un genitore a comprendere quando sia giunto il momento di frenare il proprio istinto di protezione? Quando dobbiamo considerare una persona disabile come indipendente?
La storia portata sullo schermo dalla regista svizzera Stina Werenfels è forte, tocca temi controversi, e cerca di incrinare le nostre certezze. Con delicatezza e realismo, la sofferenza, la crudeltà e la speranza scorrono sullo schermo mentre seguiamo l’incredibile e naturale percorso della giovane alla scoperta del lato più misterioso dell’essere umano.
“Dora” è la trasposizione cinematografica della pièce teatrale “The sexual neurosis of our parents” di Lukas Bärfuss, che ha debuttato una decade fa sui palchi elvetici. Colpita dallo spettacolo, cui aveva assistito a Basilea, Stina Werenfels non è più riuscita a dimenticare quella trama e ha dovuto farla sua. Con alcune licenze rispetto all’originale, forte di attori che ci fanno parteggiare a rotazione per ciascun protagonista, con una dolcezza sorprendente, la cineasta ci offre un buon film, regalo di fine giornata.
La pellicola è un inno alla vita, al cambiamento, al coraggio, porta in trionfo la bellezza nelle sue varie forme. Mostra il complicato rapporto madre-figlia, la traumatica scoperta di sesso e sessualità, le meravigliose potenzialità di chi pare avere una marcia in meno e – soprattutto – ci dà una scossa ricordandoci quanto gli stereotipi possano essere fuorvianti e relegarci in inutili gabbie, nonostante viviamo in un’epoca di estrema libertà e autodeterminazione. E, ironicamente, in questa storia sarà proprio colei che ha portato via molto a alla madre a ridonare equilibrio, serenità e una nuova prospettiva per andare avanti.
“Dora or the sexual neurosis of our parents” assorbe, non traumatizza, anzi, ci fa sorridere nonostante ci induca a riflettere. L’opera intriga e tocca molti dei sottili tabù che ancora si celano qui e là nelle convenzioni e nel pensiero cosiddetto comune. Film singolare e consigliato… sempre che arrivi anche nel caldo Mar Mediterraneo.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”