Sono ferma e la mia mente vaga da ore. Condivido, metto in ordine gli appunti, cerco spiegazioni. Nulla da fare. Non sono a caccia di una biografia o della recensione altrui di un libro che ho amato (e di cui ho visto precedente trasposizione cinematografica), di quelli ho già un’opinione, il dilemma odierno è comprendere come conciliare una trasposizione cinematografica che non mi ha entusiasmata con una recitazione elevata, efficace, lodevole anche grazie a dialoghi per una volta solidi, che hanno aiutato il cast a rendere reali i personaggi. L’introspezione, il dubbio, l’immedesimazione, non sono mancati, grazie proprio a quei difetti che – credo – di aver percepito solo io.
Presentato in anteprima a Venezia71, oggi è il giorno del debutto in sala del film “I Nostri Ragazzi” di Ivano De Matteo, liberamente ispirato al romanzo “La Cena” di Herman Koch. E che la storia attinga al travolgente romanzo olandese si percepisce superato l’incipit. La trama diviene prevedibile, ma la curiosità non scema, anzi… attendiamo di vedere cosa capiterà in questa famiglia tipicamente italiana. Perché tutto ciò che di freddo, crudele, cinico, c’era nel libro qui scompare insieme alla suspense, il clima non è più quello di un thriller, ora è un dramma carico di questioni etiche e morali, tipico delle nostre latitudini.
Paolo e Massimo sono due fratelli, due uomini di cultura medio-alta con stili di vita opposti e la predilezione per compagne molto diverse. Entrambi sposati, con figli in piena adolescenza, seppur differenti, sono riusciti a creare famiglie solide in cui i cugini – coetanei – si frequentano e supportano vicendevolmente durante quella delicata fase della vita che stanno attraversando. Forse, è proprio questo il motivo per cui gli adulti si tollerano e mantengono la tradizione di incontrarsi a cena, ogni mese, senza mettersi le dita negli occhi.
Massimo, papà di Elisabetta, è avvocato di grido; Paolo, papà di Michele è un pediatra. Il giorno in cui i ragazzi commetteranno una bravata, l’equilibrio innaturale tra Paolo e Massimo verrà meno e non potranno più evitare di parlarsi, confrontarsi, dialogare per trovare una valida e condivisa soluzione al problema comune. I nodi da sciogliere saranno tanti, troppi, da affrontare in una volta sola. L’istinto di protezione, la voglia di negare l’evidenza, la necessità di punire per impartire una lezione di vita e dare l’esempio, sarà pressante.
Due tipologie di padri e madri molto comuni sono messe difronte a un fatto compiuto a cui non possono porre rimedio. Le reazioni saranno varie, gli equilibri e i sospetti tra i giocatori di questa strana (ma verosimile) partita varieranno e l’incomunicabilità sembrerà insormontabile sino alla fine, quando le carte verranno rimescolate per l’ennesima volta.
Una storia disarmante per quanto reale, una narrazione puntuale e realistica di comportamenti diffusi e di convinzioni tipicamente borghesi, una esplorazione degli umani istinti lucida e corredata di velato sarcasmo, che nelle mani di De Matteo diventa una storia made in Italy di mamme protettive, padri piacioni improvvisamente impopolari, di adolescenti viziati e annoiati. E il regista si affida ad Alessandro Gassmann, Luigi Lo Cascio e al giovane Jacopo Olmo Antinori, attori che qui appaiono in stato di grazia. I loro personaggi, man mano che prendono forma, ci fanno dimenticare gli interpreti alle spalle e ci inducono a riflettere, ci trascinano dentro il video, ci incuriosiscono sino a farci dubitare di cosa sia giusto o sbagliato. Insomma, il film è ben fatto.
Vi state domandando cosa non mi abbia convinta? La necessità di edulcorare le situazioni, di rendere meno claustrofobico il set, di far muovere così tanto i personaggi, quasi si avesse timore che attorno ad un tavolo gli interpreti non sarebbero riusciti a trascinare altrettanto bene l’audience. Il rischio di una versione mediterranea di “Carnage” era oggettivamente alto ma, forse, osando un pochino di più, questo film sarebbe balzato agli onori della cronaca ben oltre i confini nazionali, cosa gli auguriamo riesca a fare.
Ora non posso far altro che attendere: la parola passa al pubblico e sono curiosa di vedere le reazioni.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”