Joel Potrykus nel 2012 si aggirava per le vie di Locarno, concorreva in Cineasti del Presente con un film che potremmo definire breve ma intenso, dal titolo “Ape“. Opera intrigante, ma il cui talento di tutti doveva ancora sbocciare.
Joel Potrykus qualche giorno fa era di nuovo in città con il suo ultimo film, “Buzzard”. Un lavoro più maturo, con una narrazione lineare e strutturata (il che non implica il fastidioso “spiegone” o l’ennesimo io narrante fuori campo), condito di ironia attenta e all’occorrenza tagliente, e con un messaggio forte e chiaro. Potrikus, con uno stile che potremmo definire “heavy metal scassato” fotografa senza mezzi termini una realtà fatta di frustrazione e disillusione di una generazione che, a prima vista, potrebbe apparire tutta americana ma, ad uno sguardo più attento, ė ogni giorno sempre più intorno a noi.
Nei panni del protagonista, un giovane impiegato annoiato ad ogni occasione pronto a sfidare il sistema, troviamo il medesimo attore di “Ape”, Joshua Burge, in grado di convincere una intera sala di essere Marty Jackitansky, un ragazzo asociale, un po’ dissociato che per noia, per necessità e folle idealismo, si ingegna e truffa chiunque gli capiti a tiro. Il gioco inizialmente è divertente: Marty riesce a svignarsela durante l’orario lavorativo senza alcuna ripercussione – neppure un richiamo – per approfittarsi delle piccole falle del sistema.
L’unico collega che gli dà corda, e diverrà suo amico (e rifugio), è Derek (interpretato dallo stesso regista) e il motivo di questo sodalizio è palese: anche Derek non è omologato ai dettami della moderna società. Insomma, i due sono strambi e l’emarginazione e/o la necessità li unirà.
Quello che vediamo oggi è un vero film, non più l’urlo disperato di un ragazzino. Il nuovo lavoro di Potrykus esprime una chiara opinione, una visione della società in cui domina il realismo anche nelle scene sopra le righe, che non superano il limite e non scivolano mai nel grottesco. Mirabilmente l’autore riesce a farci concentrare sulla situazione che si viene a creare, su come gli eventi sfuggiranno di mano, e alla fine ci induce a provare compassione per il suo Marty.
Determinante per la riuscita del film è stato l’ottimo protagonista che ha retto il film sulle sue spalle e ha tenuto lo spettatore non solo lucido ma anche attento e interessato, stimolando il suo spirito critico. Joshua Burge è il suo nome e credo sia bene tenerlo a mente… ne sentiremo parlare ancora.
Non stupisce che Potrykus oltre oceano sia già considerato un’icona del cinema indipendente. Una voce emersa dal coro grazie ad uno stile tutto suo, buone idee e ottimi escamotage. Gli strumenti ci sono, ora però è il momento di fare il salto e la prossima volta lo vogliamo vedere dare del filo da torcere ai colleghi del Concorso Internazionale.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”