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A Locarno67, in Piazza Grande, ieri sera c’era un film svizzero, una commedia romantica, un esordio nel lungometraggio di un autore non nuovo al Festival, Mathieu Urfer. Il suo “Pause” ė un film dolce, dal profumo retrò, con una confezione che colpisce per la qualità.

Il protagonista è Sami (Baptiste Gilliéron, anche lui all’esordio) che una sera qualunque, ad una stazione di servizio, aiuta controvoglia una giovane isterica, Julia, finisce la serata accompagnandola in un club e dopo quattro anni si ritrova a gestire la classica crisi di coppia che sfocia in una “pausa”. Il motivo della rottura è annoso: lui è irresponsabile (trascorre le giornate componendo canzoni o in un ospizio a suonare con il suo anziano partner musicale), non vuole crescere e non asseconda le di lei esigenze; lei, al contrario, è una giurista in carriera, ha un capo che la adora e vuole stabilità nella coppia. Non è difficile comprendere come mai abbiano raggiunto il capolinea.

© Festival del film Locarno

© Festival del film Locarno

La pausa per lei ė un ritorno alla società e un balzo in avanti nella carriera, per lui diventa invece una lotta per tornare insieme e per dare un seguito ai suoi concerti nei bar di quartiere. Ogni volta che i due sembrano riuscire a riavvicinarsi qualcosa accade, ci si domanda quindi se debba andare così perché lo vuole il destino o perché commettano costantemente disattenzioni tali da far andare le cose nel verso sbagliato.

“Pause” è un film con un impianto davvero classico: è una commedia romantica come ve la immaginate, con i suoi alti e bassi corredati di riso amaro, in cui volenti o nolenti rivediamo frammenti del nostro vissuto o sognato. E, come nelle migliori favole, la narrazione è avvolta da un non-so-che di magico, ricco di energia, la speranza aleggia nell’aria e la voglia di leggere “e vissero felici e contenti per tutta la vita” non ci abbandona sino ai titoli di coda.

© Festival del film Locarno

© Festival del film Locarno

Dopo il film “Alive” in cui vediamo come la sfortuna, una volta che si accanisce su qualcuno, non molla sino a quando non l’ha messo in ginocchio, questo film è una ventata d’aria fresca: ci da la speranza che il romanticismo esista ancora, che l’amore “per sempre” possa capitare, che un lieto fine nella vita ce lo si possa meritare.

L’opera di Urfer ha molti pregi, oltre al dono della sintesi (dura meno di 90 minuti e lo adoriamo per questa scelta), oltre ad un ritmo costante e oltre all’ottima fotografia, ha una colonna sonora d’eccezione, melodica, country, dolce ma non melensa, che accompagna e arricchisce sia le immagini sia il racconto.

© Festival del film Locarno

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“Pause” non è una di quelle pellicole in cui si ride a crepapelle, né un dramma angosciante, si colloca perfettamente tra le parentesi leggere, ben fatte, intelligenti, perfette per uno svago che non scivoli in alcun eccesso e incontra la nostra benevolenza soprattutto perché è un invidiabile esordio che molti si possono solo sognare. Nelle sale elvetiche tra qualche mese, speriamo valichi presto i confini nazionali, perché questo film ha tutte le carte in regola per sedurre l’audience con gli occhi a forma di cuore che va al cinema durante gli uggiosi fine settimana.

Vissia Menza