Un'immagine di Listen Up Philip © Festival del Film Locarno

Un’immagine di Listen Up Philip © Festival del Film Locarno

Lo ammetto, il film di Alex Ross Perry era uno dei motivi per cui non mi sarei mai persa questa edizione 2014 del Festival del film Locarno. Il ragazzo è giovane, giovanissimo, con un talento enorme, uno spirito di osservazione fuori dal comune, e con un’abilità di comunicare sensazioni e stati d’animo attraverso dialoghi taglienti, spiazzanti, divertenti e intelligenti, da togliere il fiato allo spettatore. Già qualche anno fa con The Color Wheel aveva attirato la mia attenzione e mi ha fatto dannare non poco per recuperare un copia in DVD, impossibile quindi mancare al suo ritorno in terra elvetica, questa volta in qualità di partecipante alla sezione più nobile, il Concorso Internazionale.

Listen Up Philip è quel genere di opere che incontrano totalmente, incondizionatamente, il mio gusto e riescono a mettermi in pace col creato anche quando la giornata non è iniziata come sperato. Perché questo film è semplicemente bello e data l’affluenza e l’applauso degli addetti ai lavori in chiusura, direi di non essere stata l’unica persona soddisfatta. In tutta onestà, il favore della critica mi ha (piacevolmente) stupita, perché questo film è sagace, tagliente e colto ma, soprattutto, è americano sino al midollo.

Un'immagine del film Listen Up Philip (c) Festival del Film Locarno

Un’immagine di Listen Up Philip © Festival del Film Locarno

L’ambientazione, la luce, gli interni e le conversazioni, tutto riporta alla memoria un cinema che mi ha accompagnata, e positivamente segnata, per tutta la crescita. E mi riferisco al miglior Woody Allen. Quello, per esempio, spassoso di “Hannah e le sue sorelle”, quello straziante di “Crimini e Misfatti”, quello poetico di “Radio Days”. Tutte risate più o meno amare, talvolta malinconiche altre volte terribilmente tristi, di personaggi che sentivamo nostri grazie a tutte quelle parole giuste dette al momento giusto.

Questa è la storia del disagio di Philip, scrittore di successo in procinto di pubblicare il suo nuovo romanzo, che vive nella Grande Mela, città delle opportunità proprio per persone come lui. Ma Philip è ottuso, pretenzioso, spocchioso e il suo spirito autodistruttivo lo porta ad un precoce e malsano isolamento dal resto degli esseri umani. Philip è una persona che ha paura del confronto, nonostante abbia già vinto la sua partita. È un uomo insicuro e non in contatto con sé stesso al punto d’impegnarsi a rovinare tutto ciò che di buono c’è nella sua vita. È un irresponsabile e nonostante prenda non poche legnate, pare non voler riflettere e cambiare per il meglio e, come spesso capita nella realtà, ciò non sarà sufficiente a farlo cadere e non rialzarsi più.

Un'immagine di Listen Up Philip (c) Festival del film Locarno

Un’immagine di Listen Up Philip © Festival del film Locarno

Abbiamo a che fare con quella sensazione d’inadeguatezza tipica non solo di metropoli travolgenti come New York City ma, in generale della mia generazione. L’abilità del regista sta nel riuscire a proporci uno sfogo senza filtri grazie a magistrali (e invidiabili!) dialoghi. Philip si permette, infatti, di fare ciò che tutti vorremmo: dice ciò che pensa, ciò che lo infastidisce, senza alcuna remora di ferire il prossimo. E Jason Schwartzman è talmente convincente da risultare fastidioso e farci venire voglia di schiaffeggiarlo prima di abbracciarlo per quanto sia bravo a rendere il suo Philip reale.

Alex Ross Perry è davvero cresciuto e ancora una volta conquista tutti. Il film è da non perdere e potrete vederlo a Locarno sino a domenica ;)

Vissia Menza