Siamo alle battute finali. Ultime frasi dedicate al 67° Festival di Cannes, edizione contraddistinta da molto chiacchiericcio. Quest’anno il classico gossip su coppie sbocciate o scoppiate à coté del red carpet – che non è mancato (e tra qualche riga ne parleremo) – è stato sovrastato da rumors e polemiche via comunicato stampa o microfoni accesi. Screzi che sono riusciti a relegare in secondo piano la cronaca rosa, ancor prima che si alzasse il sipario.
E anche la kermesse si è aperta all’ombra di un cambio della guardia annunciato, effettivo in un futuro sempre più prossimo, ma piuttosto importante. In questo caso però, dopo qualche dichiarazione piccata, la voglia di far partire la grande macchina del Festival nell’armonia generale deve aver preso il sopravvento. (1)
Le buone intenzioni non sono state sufficienti. Il film di apertura “Grace of Monaco”, fortemente voluto dal direttore artistico, già dal titolo ha catalizzato l’attenzione tanto delle teste coronate quanto degli affezionati al gossip, ed è riuscito a far parlare (male) di se praticamente da ogni categoria di spettatore. Si narra che lo stesso produttore inizialmente fosse così insoddisfatto da minacciare di non distribuire la pellicola in uno dei più floridi mercati di sogni, quale l’America, se non fosse stata rimontata. (2)
Agli eredi dell’amata Principessa Grace pare sia stato sufficiente un trailer per non vederci più dalla rabbia: i famigliari si sono subito dissociati da un’opera apparsa politica ed inappropriata nel frugare nell’intimità domestica e nell’ipotizzare crisi coniugali. Questo film poco bioptic ha aperto una battaglia a suon d’inviti, repliche, dichiarazioni ufficiali e/o inventate. Nel frattempo, la stampa internazionale si è divisa tra chi l’ha demolita nella sua interezza e chi ha salvato la sua aura fiabesca e la patina dorata adatta (per lo meno) a un pubblico da tubo catodico. (3)
Poche ore dopo è stato il turno del grande escluso, di quel “Welcome to New York” del regista Abel Ferrara che in Costa Azzurra alla fine è arrivato, ma solo nelle sale del Marché. Sin dall’inizio, si vociferava che la scelta di una trama ispirata al caso Strauss-Khan, con Gérard Depardieu nei panni dell’ex-direttore del fondo monetario internazionale, sarebbe stata foriera di problemi giudiziari per regista, produttori e chi più ne ha più ne metta.(4) Sta di fatto che la proiezione è terminata tra gli applausi e la polemica non ha più incuriosito soprattutto quando, qualche giorno più tardi, le piattaforme che lo proponevano in streaming (legalmente!) sono state letteralmente prese d’assalto, decretandone il successo. (5)
Con una partenza tanto turbolenta, era gioco forza che in chiusura accadesse qualcosa che scuotesse tutti. Si sperava in una notizia che alleggerisse gli animi, non si poteva prevedere sarebbe stata tanto leggera (quasi impalpabile) quanto un vero maremoto. Cannes è da sempre il palcoscenico perfetto. Dopo eccentriche mise, abiti ridicoli, gaffes a profusione, è arrivato il weekend di gala, e la chiusura e stata tutta per Quentin Tarantino e la sua musa, l’altissima Uma Thurman. Bellissima lei, simpatico lui, insieme sul tappeto rosso sono apparsi dolci e complici. L’affiatamento dei due amici ha insospettito e ben presto… si è gridato agli amanti!
Il gossip ha fatto il giro del globo in pochissime ore. I siti di social news e i social network si sono riempiti di foto e commenti. Insomma, tutto il web ha rimbalzato la notizia dei due attori che, oltre a lavorare da vent’anni insieme, sarebbero una coppia, e che paio! Sarà vero? Per ora si parla di troppa complicità, troppi abbracci, troppi sorrisi, troppa sintonia, insomma… non si sa un bel niente. E, siamo onesti, che i due convivessero in una villa da sogno a Cannes, non è sufficiente a confermare la nascita dell’amore dell’anno: anche a noi è capitato di condividere una casa di vacanza con amici d’infanzia, non per questo ci siamo innamorati perdutamente di loro.
Qualunque sia la verità, ringraziamo la coppia per essersi prestata a questo finale giocoso che ci farà ricordare Cannes 67 con un gran sorriso :)
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”