A Cannes 2014 c’è stata la 24 ore a tutto sport, quella da overdose di adrenalina, e c’erano storie in costume che bilanciavano altre allucinanti. In tutto questo, c’è stato anche spazio per la conquista del West con “The Salvation” e “The Homesman”. Due storie molto diverse, due regie distanti, due film con taglio e target differenti. Da un lato, alle proiezioni di mezzanotte per impavidi uomini senza sonno, abbiamo visto il divertente “The Salvation”, con una mutissima Eva Green e un Mads Mikkelsen letale; dall’altro, in concorso, ci ha accolti “The Homesman” con una impettita Hilary Swank e un buffo Tommy Lee Jones, il quale si è tolto lo sfizio di ricoprire il duplice ruolo di protagonista maschile e di regista.
“The Homesman” si basa sull’omonimo romanzo di Glendon Swarthout, si avvale dell’interpretazione di una manciata di premi Oscar® e, quando pensate che la parata di talenti sia conclusa, vi viene regalato un cameo dell’attrice per eccellenza, della regina del cine-firmamento Miss Meryl Streep, insuperabile anche quando appare in video per soli 5 minuti indossando una orribile cuffietta e un abito che ricorda una enorme torta di meringa.
Il film narra la storia di una traversata attraverso il Nebraska a metà ‘800. Una donna, Mary Bee Cuddy (Hilary Swank) appartenente ad una piccola comunità isolata, ha il compito di condurre in Iowa tre giovani che, provate dalla durezza della vita di quei luoghi, hanno perso la ragione. Poco prima di intraprendere il lungo e pericoloso cammino, da sola, con le tre donne al seguito, Mary Bee salva dal capestro George Briggs (Tommy Lee Jones), un disertore, uno spirito libero, un uomo divertente con un animo gentile che attendeva solo di venire dissepolto.
La coppia non si conosce ma ha bisogno una dell’altra: Mary di due forti braccia maschili che la aiutino e proteggano durante il viaggio; George dei soldi per andarsene da quel luogo dimenticato dagli Dei. Il viaggio sarà per entrambi un modo per chiudere con il passato e fare i conti col presente. Il tragitto sarà pieno di ostacoli e portarlo a compimento sarà una sfida che non tutti riusciranno a sopportare.
“The Homesman” non è un film tutto spari, indiani che vogliono scalpi, e grettezza. Non è un action e neppure un melodramma strappalacrime, ma è un dramma, una foto di un’epoca e della durezza della vita in luoghi che potevano dare tanto e talvolta toglievano altrettanto. È uno spaccato che si addentra nella più varia sofferenza femminile, visto con un occhio non per forza femminista. Al contrario, la prospettiva pare quella benevola e sofferente di un padre impotente verso una figlia che oramai cammina per suo conto.
La pellicola non è perfetta, presenta alcuni cedimenti, in un paio di occasioni non pare cogliere e sfruttare dei guizzi o, forse, decide di lasciare correre ciò che è frizzante perché impedirebbe allo spettatore di percepire l’annientamento provato dai protagonisti. Alla fine, infatti, questa è una storia di solitudine e sofferenza, non per forza ancorata ai secoli andati, corredata peraltro da una fotografia mirabile che ci porta ad ammirare splendidi paesaggi di una terra molto arida.
La proiezione si è chiusa con applausi, non scroscianti ma di apprezzamento per un prodotto di ottima fattura, anche se non in odore di podio.
Vissia Menza
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”