Official Poster © FDC / Lagency / Taste

Official Poster © FDC / Lagency / Taste

Il 67° Festival de Cannes sta arrotolando i tappeti rossi e io, per scacciare l’attesa della cerimonia di chiusura, ho trascorso le ultime ore nel Palais vedendo un gran bel western vichingo, “The Salvation”, prodotto dalla Zentropa (casa danese fondata da Lars Von Trier) di cui vi parlerò domani, perché ora è il momento di commentare insieme, a caldo, alcuni vincitori di questa edizione 2014.

Caratteristica del concorso internazionale è stata quella di proporre pellicole di una lunghezza estenuante. Tranne rare eccezioni, in media tutte rasentavano le 2 ore e 30 minuti. Per la sottoscritta, una vera sfida al buon umore e ai crampi alle lunghe leve. Il vincitore della Palmarès, “Winters Sleep” di Nuri Bilge Ceylan, è stato affrontato da molti in due tempi, perché soporifero e faticoso. Che vincesse un premio era prevedibile dato che il regista è il medesimo di “Once Upon a Time in Anatolia”, opera che vinse, sempre qui a Cannes, il Grand Prix Speciale della Giuria 2011. Si è gridato sin da subito al capolavoro e capolavoro è stato, a confermare che un film sia “impegnato” e per cinefili esigenti, solo quando sprovvisto di copioso editing – Che sia giunta l’ora di specializzarmi in Blockbuster? :)

Molti premi partiranno alla volta del nuovo mondo. In pochi avrebbero scommesso su “Foxcatcher”, meraviglioso regalo alla sottoscritta. Film americano, dedicato a una storia molto americana, peraltro vera (!), con ritmi all’americana e due intense e convincenti interpretazioni (di Steve Carell e Channing Tatum) che mi hanno riappacificata col mondo. Mi rasserena quindi poter condividere che la miglior regia sia stata decretata proprio quella di Bennett Miller per “Foxcatcher”, appunto.

Julianne Moore nel film "Maps to the Stars" © Daniel McFadden

Julianne Moore nel film “Maps to the Stars” © Daniel McFadden

Incredibile invece che la Julianne Moore di “Maps To The Stars” sia stata ritenuta superiore alla meravigliosa (e per il ruolo, scialba) Marion Cotillard di “Deux jours, une nuit”. La Moore è attrice che vedo sempre volentieri, nel film di Cronenberg la sua diva in crisi mistica è uno dei personaggi più riusciti, ma non avevo avvertito fosse l’interpretazione dell’anno. Al contrario, sin dalle prime ore di Festival, quando ancora non si conoscevano la maggior parte delle opere in concorso, in molti si erano resi conto che l’interpretazione di Timothy Spall alias Mr Turner, nel nuovo omonimo film di Mike Leigh, era a dir poco strabiliante. Confermo, è stato in-su-pe-ra-bi-le!

Ultima menzione, dovuta, è per un giovane talento, che quest’anno si è presentato in due importanti, imponenti, esigenti, festival del cinema come Venezia 70 e Cannes 67 e, in entrambi i casi, ha monopolizzato l’attenzione tanto degli addetti ai lavori quanto del fortunato pubblico che per primo ha potuto vedere le sue opere. Xavier Dolan, canadese, classe 1989 (!!!), con all’attivo una manciata di film, ha talento da vedere, ha molte più cose da dire sui sentimenti e l’amore di tanti colleghi con il doppio dei suoi anni, e ha passione sconfinata. Quindi, l’unico suggerimento è di seguire il ragazzo con attenzione.

Xavier DOLAN © Shayne Laverdiere

Xavier DOLAN © Shayne Laverdiere

Se siete curiosi di scoprire l’elenco completo dei premi, lo trovate sul sito ufficiale del Festival (un click sul poster in testa e il gioco è fatto). Per leggere invece i commenti sulle pellicole che si sono aggiudicate non solo importanti riconoscimenti formali, ma anche quelli morali, cliccate qui e vi ritroverete sul DIARIO di MaSeDomani in trasferta a Cannes, che nelle prossime ore si arricchirà con gli ultimi scritti. À bientôt!

Vissia Menza