David Michod regista di "The Rover" © Mirrah Foulkes

David Michod regista di “The Rover” © Mirrah Foulkes

David Michôd porta a Cannes “The Rover” e la stampa sobbalza, ride e si lascia andare ad applausi a scena aperta. Il   film da subito convince, piace, stupisce nonostante sia esattamente come ce lo aspettavamo.

Il regista australiano, che quattro anni fa conquistò il suo posto nel firmamento del cinema con il dramma familiare “Animal Kingdom”, questo weekend ha provato a travolgere la Croisette con un’opera che potremmo definire la coerente evoluzione del suo precedente lavoro. “The Rover” ė una pellicola diretta, dirompente, dura, essenziale, tagliente, realistica, molto umana e decisamente diversa, con una tale quantità di tensione, polvere e sudore, da disorientare inizialmente lo spettatore, per poi incuriosirlo e renderlo esausto ora delle battute finali, stanco anche più del protagonista, nonostante non si trovi in prima persona a lottare per la sopravvivenza in una realtà post-apocalittica.

Guy Pearce e Robert Pattinson in una scena di "The Rover" - Photo: courtesy of FDC 2014

Guy Pearce e Robert Pattinson in una scena di “The Rover”
Photo: courtesy of FDC 2014

In un futuro non distante dal nostro, infatti, alcuni anni dopo il crollo dell’economia c.d. occidentale, sulla terra ci si picchia per una tanica di benzina, i cani sono una succulenta pietanza e ci si spara prima di scambiarsi il buongiorno. In questo mondo poco accogliente a Eric (Guy Pearce), il protagonista, rubano la macchina. L’uomo, in silenzio, senza alcuna esitazione, prende il primo veicolo che gli capita ed insegue il gruppo di ladri ma, purtroppo, ha la peggio. Per qualche strano motivo, però persevera.

Lungo il cammino soccorre un giovane, il fratello minore di uno dei malviventi e, in cambio di un medico e un letto, pretende di essere condotto sino al luogo in cui potrà rimpossessarsi dell’auto. Durante questo viaggio tra Eric e Ray (Robert Pattinson) si forma una strana alleanza che infrangerà le iniziali barriere, i sospetti, l’odio. Come nella vita reale, quando la propria esistenza ė in pericolo, gli istinti primordiali, pur di farci sopravvivere, predominano e i legami di sangue divengono sacrificabili. Non i principi però, quelli assurgono a inviolabili e, in caso contrario, possono giustificare la privazione del sangue del proprio sangue.

Robert Pattinson in una scena di "The Rover" - Photo: courtesy of FDC 2014

Robert Pattinson in una scena di “The Rover”
Photo: courtesy of FDC 2014

Il progredire della narrazione ė un ritmato crescendo di situazioni che ci tengono incollati alla sedia. La curiosità ė alle stelle anche quando sappiamo esattamente quale sarà la logica conclusione degli eventi. Non vogliamo crederci oppure speriamo sino all’ultimo non si realizzino, perché siamo coscienti che Michôd ci spiazzerà supportato da una impagabile fotografia e da dialoghi tanto essenziali quanto affilati, dotati di sottile e intelligente ironia che mai si avvicinano al grottesco.

“The Rover” ė solido nella regia come nell’interpretazione del un barbuto, sudicio e madido Guy Pearce e del giovane Robert Pattinson che, dopo un ingresso in scena che ci aveva fatto temere il peggio, ė riuscito a convincerci, a rendere il suo Eric credibile, ad ammorbidire una recitazione inizialmente troppo “nervosa”.

Il risultato ė un western post apocalittico micidiale: tra sparatorie e ripari di fortuna, questo drammatico on the road, in programmazione come “Follia di Mezzanotte”, ė sicuramente la pellicola più convincente sino ad ora vista. Da non perdere!

Vissia Menza

Guy Pearce e Robert Pattinson in una scena di "The Rover" - Photo: courtesy of FDC 2014

Guy Pearce e Robert Pattinson in una scena di “The Rover”
Photo: courtesy of FDC 2014