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Cape Flats, un sobborgo di Città del Capo, è una delle zone a più alto tasso di morti violente del mondo. Le gang dominano le strade, gestiscono il traffico di droga e sono in perenne guerra fra loro. Ci sono gli Americans, gli School Boys e i Nice Time Kids, guidati da Braaim, che vive nel quartiere con la moglie e i due figli. Era una comunità di operai, respinti alla periferia dalla grande città quando negli anni ’50 il regime dell’Apartheid designò la zona “per non bianchi”: ora la loro vita desolata è apparentemente senza alcuna speranza di redenzione.

Photo: courtesy of 24° FCAAAL

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Braaim, con sconcertante naturalezza, gestisce tutti i suoi affari in casa, sotto gli occhi di moglie e bambini. Da un lato del tavolo di cucina taglia la droga e confeziona le dosi, mentre dall’altra i suoi compagni puliscono le armi. E da buon papà si preoccupa che la piccola Alya, di poco più di un anno, non si metta tutto in bocca, comprese le pallottole. Sua moglie Gadjia, meno che trentenne e sformata dalle gravidanze, dice che vuole lasciarlo. E’ stanca di aspettarlo per i lunghi periodi che il marito trascorre in carcere, delle tante, troppe notti in cui non rientra a casa, si lamenta che nonostante le promesse non sembra abbia alcuna intenzione di cambiare stile di vita.

Photo: courtesy of 24° FCAAAL

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Seguiamo i membri della gang, li vediamo preparare le dosi di metanfetamina, progettare rapine, tatuare il marchio della banda a un nuovo acquisto. Ridacchiando dicono che l’NTK di Nice Time Kids significa in realtà Not To Kill, per quello la loro gang è invulnerabile. Ma non è vero, in un momento di depressione causata dall’ennesima pipa di crack, Braaim elenca i nomi dei compagni caduti. Racconta che già suo padre vendeva droga, gli ha insegnato a farlo e ora non saprebbe fare altro. Sostiene di non volere che anche il suo Rahiem diventi un gangster: ma come credergli, dopo averlo sentito pianificare con competenza e accuratezza militari un’incursione in territorio nemico. Incursione da cui torna ferito – ma non è una ferita grave, il tempo di riorganizzarsi e di sostituire i caduti e la guerra continuerà.

Il regista Riaan Hendricks - Photo: courtesy of 24° FCAAAL

Il regista Riaan Hendricks
Photo: courtesy of 24° FCAAAL

Il regista Riaan Hendricks è un vecchio amico di Braaim, da piccoli sono cresciuti insieme e per questo l’ha convinto a farsi riprendere quando pensava di realizzare un documentario sulle difficoltà di reinserimento degli ex-detenuti (Braaim aveva appena scontato 7 anni per omicidio). Ma entrato a diretto contatto con quel mondo il progetto ha preso una forma diversa. La macchina da presa segue Braaim, quasi lo pedina in ogni momento della giornata, in quello che per lui è “andare al lavoro” per dare da mangiare ai suoi figli. Il personaggio è affascinante, in alcuni momenti si rischia persino di solidarizzare con questo padre di famiglia che vuole solo prendersi cura dei suoi cari. Empatia che cade a zero nel momento in cui si vedono estrarre le armi e i colpi di pistola risuonano a pochi passi, anche se le vittime non sono innocenti “persone normali” ma altri gangster.

Alcuni spettatori non hanno voluto credere che THE DEVIL’S LIAR sia un autentico documentario: probabilmente una forma di autodifesa, non si può pensare che a due passi dalle nostre comode case, a Cape Flats come a Buccinasco o a Scampia, esistano situazioni del genere. In un’ambientazione squallidissima e claustrofobica assistiamo qui alla fine di tante innocenze. Ci si dà tanto da fare per proteggere le balene, ma a Rahiem e Alya chi ci pensa?

The Devil's Lair (2013) - a Riaan Hendricks Film (TRAILER)