Lucia ha 16 anni ed è una ragazza normale: va a scuola, dà una mano coi fratellini, le piacciono le scarpe eccentriche, è appassionata di musica e canta con grinta in un gruppo punk insieme al suo ragazzo e altri 3 coetanei. Non ha ancora le idee chiare su quello che farà nella vita ma di una cosa è sicura: non farà la fine di sua madre Marta, messa incinta da codardi che l’hanno mollata appena avuta la notizia, per non parlare dell’ultimo litigioso compagno, che metodicamente si sbronza, la accusa di immaginari adulteri e la picchia. Dopo qualche giorno, quando in casa è finalmente tornata la serenità, torna chiedendo perdono e lei amorosamente lo riaccoglie, ogni volta. Finché un giorno, durante l’ennesimo litigio, Marta lo spintona e facendolo rotolare per le scale lo ferisce gravemente; e viene arrestata per tentato omicidio.
Lucia è completamente sola, non sa a chi rivolgersi per un sostegno economico, non c’è più lo stipendio da parrucchiera di Teresa e oltre all’affitto ora bisogna pagare anche un avvocato. Non può fare affidamento sui suoi amici piuttosto infantili, che il frutto di saltuari scippi e piccoli furti lo usano per farsi le canne. L’unico a darle sostegno è il coetaneo vicino di casa Pedro, un timido nerd anche lui figlio di una donna che l’ha avuto troppo giovane e che in più lo trascura perché ha solo voglia di divertirsi. Lucia deve assolutamente procurarsi del denaro, pensa addirittura di prostituirsi insieme a una compagna di scuola che lo fa da tempo, ma all’ultimo momento non ne ha il coraggio. Non si è mai trovata davanti a dilemmi etici, è solo un’adolescente. Ma possiede una forza incrollabile, ora è il capo famiglia e prende un decisione: userà il guardaroba della madre e la sua fin’ora inutile collezione di parrucche e si metterà a rubare, visto che è assolutamente necessario.
La regista ecuadoriana Viviana Cordero affronta con sguardo tutto femminine il problema dei maltrattamenti familiari e imposta la trama sugli effetti collaterali di questi drammi. In un ambito urbano duro ai limiti del degrado, nella totale assenza di servizi sociali, seguiamo una storia-limite in cui il personaggio di Lucia assume un ruolo sempre più forte. Lucia è un maschiaccio ma è capace di grandi slanci, ruba ma non è una ladra, canta in un gruppo punk ma non è lo stereotipo della giovane ribelle. E’ una “figlia coraggio” che ha imparato sin da piccola la legge della sopravvivenza. La macchina da presa la segue con affetto e grazie anche alla bella fotografia di Hans Rosero in ogni momento del film si respira aria di verità.
A parte i pochi personaggi adulti, il cast è composto completamente da giovani debuttanti, scelti fra gli studenti dei licei di Quito. La protagonista Vanessa Alvario compensa l’inevitabile inesperienza con una naturalezza e una forza di carattere incredibili in una ragazza così giovane. Non per niente ha vinto l’anno scorso il premio come Migliore Attrice al Festival dell’Avana per l’interpretazione di questo piccolo film, sincero e capace di indignare, commuovere e far riflettere.
Casalinga per nulla disperata, ne approfitta per guardare, ascoltare, leggere, assaggiare, annusare, immergersi, partecipare, condividere. A volte lunatica, di gusti certo non facili, spesso bizzarri, quando si appassiona a qualcosa non la molla più.