© China Film Company

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La giornata di Xiao Pen parte alla grande: il giovane avvocato riesce a vincere una causa che riporta in libertà un signore poco raccomandabile, un trafficante di falchi, quindi in attesa di venire (stra)pagato prende in prestito dal cliente un’auto rosso fiammante per tornare in città a godersi il trionfo. Dopo aver convocato la stampa, Xiao si infila quindi in macchina, ignaro di quanto il fato lo metterà alla prova. Il tragitto sarà, infatti, lungo – deve attraversare il deserto dei Gobi (noto come No Man’s Land, appunto) – e gli imprevisti saranno davvero molti, troppi (!), soprattutto non garantiranno la sopravvivenza di nessuno.

In una terra bruciata dal sole, con paesaggi da cartolina, il regista cinese Ning Hao, che nonostante la giovane età è una vecchia conoscenza del festival (appena laureato, il suo “Mongolian Ping Pong” venne proiettato nella sezione Forum della 55° edizione), a questa Berlinale 2014 porta in concorso un avventuroso thriller, dalle battute spiazzanti e, complice anche la location, un vero omaggio ai migliori western.

Una serie di personaggi, tanto assurdi quanto pericolosi, incrocerà la via di Xiao facendogli vivere esperienze da gironi infernali e regalando a noi scontri all’ultimo bossolo e battute esilaranti, con una colonna sonora di una precisione quasi maniacale. Grazie a una fotografia dorata che rende le immagini luccicanti, dei veri gioielli, e impreziosisce l’opera al punto da farci smettere di cercare inesistenti debolezze, l’avventuroso rientro del nostro eroe è un’esperienza pirotecnica da vedere.

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Tutti, infatti, vogliono la testa dell’avvocato, ma non si conoscono tra loro, e soprattutto, per una strana casualità della vita, convogliano nel medesimo punto lo stesso giorno, cosa che ha dell’incredibile e che rende questo deserto un luogo davvero trafficato e mal frequentato.

Nonostante il cast sia di forte richiamo l’esportazione si è trasformata in un miraggio. Il film, infatti, era pronto già nel 2010, ma ci ha messo ben tre anni ad arrivare a noi. Alcuni sostengono che la censura interna ci abbia messo del suo, a causa di quella polizia sullo sfondo che non fa una bella figura, ma chissà…

L’opera è saggia, nonostante l’intrattenimento ai massimi livelli, è chiaro sin dalle prime battute che la legge, la corruzione, le prove imposte a tutti sono un messaggio forte e chiaro per noi al di qua dello schermo. Il narratore esordisce e chiude ricordandoci che si tratta di una storia di animali, ma è ovvio che il falco involontario co-protagonista sia ben poco coinvolto.

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“No Man’s Land” è una pellicola intelligente, visivamente inconsueta e brillante, con una sceneggiatura così solida da suggerire di prenderla a riferimento per futuri script, che ben si adatta a diventare un Blockbuster migliore delle roboanti versioni a stelle e strisce. Qui non c’è molto rumore, ma un grande equilibrio tra azione e sostanza che è stato premiato con una spropositata ripetizione di applausi durante la proiezione. Da vedere!

Vissia Menza