Machete non prova dolore, perlomeno quello fisico; Machete non perdona, ti viene a cercare e te le suona di santa ragione; Machete non dimentica, quindi, se siete diventati un suo obiettivo, la vostra fine è vicina; Machete non fallisce mai e anche il Presidente degli Stati Uniti più improbabile e sgangherato che si possa avere, se ne è accorto; Machete non muore mai, forse ha solo una fortuna sfacciata, ma poco importa: cade sempre in piedi! Machete è un gran seduttore: la mora, la rossa e la bruna se lo contendono come se fosse il macho copertina dell’anno; ma soprattutto Machete uccide sempre e comunque, grazie al suo fidato machete e ad un istinto che ha del paranormale.
Machete (Danny Trejo) è tornato ed è esattamente come lo ricordavamo, come lo volevamo e come probabilmente lo rivedremo in un futuro non troppo lontano. Al confine messicano, al fianco della sua donna (Jessica Alba), sconfigge i cattivi in continuazione con l’infallibile arma che gli ha persino dato il nome, sino al giorno in cui qualcuno osa fargli del male. L’uomo di poche parole a questo punto si trasforma in un essere assetato di vendetta e, in un batter d’occhio, si ritrova nella sala ovale faccia a faccia con uno dei presidenti più potenti della terra a siglare un accordo singolare ma adatto alla sua persona: uccidere, per una buona causa, un cattivo inavvicinabile, colpevole anche del suo dolore.
Con una trama semplice e un protagonista granitico, poco loquace e inespressivo, questo sequel, annunciato e voluto a furore di popolo, punta tutto sulle gag e sulla parata di super-star hollywoodiane che con le loro piccole apparizioni, mai superflue o eccessive, danno un minimo di spessore all’opera. Perché che sia un film deboluccio c’è da aspettarselo, che sia un action molto ironico, che strizza l’occhiolino allo splatter pure, così come era prevedibile che alla fine sconfinasse dal cinema di serie B al trash.
Ma, in qualche modo, il prodotto funziona e intrattiene i presenti in sala con un susseguirsi di scene di lotta paradossali, grondanti sangue e parche di discorsi sul significato della vita. Una storia ricca di bossoli, e di passaggi da un lato all’altro della frontiera, guarnita di personaggi coloriti che incrociano il nostro eroe il quale, ovviamente da solo, salva in extremis il mondo.
Con un finale che tiene molte porte aperte, la pellicola, fedele alle promesse di un tempo, diverte con la sua leggerezza, con l’ironia di attori di spessore che qui si concedono un divertissement, contribuendo ad omaggiare e nobilitare un genere che non credo s’illudesse di divenire una pietra miliare nella storia del cinema. Mancando l’effetto sorpresa, questo secondo capitolo appare meno spettacolare, confidiamo quindi che il prossimo porti con se qualche brillante novità così da scongiurare l’inevitabile.
Voto: sufficiente. Non c’è da pensare o da comprendere nulla, dovete solo rimanere desti e ridacchiare.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”