La 66° edizione del Festival del Film di Locarno ha conferito due premi al film americano Short Term 12 e noi non possiamo che concordare sul fatto che quest’opera sia ben fatta, ben recitata, efficace, drammatica, ma strappi anche sorrisi. Ecco il nostro commento scritto all’uscita dal cinema.
Infine dopo giorni di attesa siamo usciti da una proiezione contenti, contattando gli assenti e consigliando anche ai passanti la visione di Short Term 12. Lo so, sono di parte, ma i film indie made in USA spesso e volentieri sono sicurezza di ritmo e assenza di piagnistei e Destin Daniel Cretton ha confezionato un vero gioiellino che ha saputo smuovere anche l’intellighenzia più puntigliosa.
Il titolo fa riferimento a una casa d’accoglienza per ragazzi con problemi (si spazia dalla violenza, all’abbandono ai più svariati traumi, il risultato non cambia, questi giovani hanno accusato il colpo e sono difficili da gestire) e luoghi come Short Term 12 danno loro un tetto, un’istruzione, assistenza medica e sostegno psicologico sino al raggiungimento della maggiore età. Una zona sicura in cui male che vada la situazione pre-esistente non degenera.
La struttura in cui entriamo oggi è gestita da un gruppo di persone tra le quali Grace e Mason (amici e compagni anche fuori dalla casa d’accoglienza) e le storie dei giovani protagonisti del film – recitato solo ed esclusivamente da attori e basato su uno script che attinge all’esperienza vissuta in prima persona dal regista una volta diplomatosi – sono stemperate dalle vite dei due protagonisti.
La bravura del Cretton sta proprio nel non soffermarsi oltremodo sulle sofferenze dei piccoli – l’inquadratura giusta, una frase al momento opportuno, e uno sguardo ben assestato sono sufficienti a fornire una perfetta istantanea della situazione – ma a rendere Grace il vero fulcro della storia. Ogni minuto la figura di questa donna diviene fondamentale per tutto e tutti sia sullo schermo sia per l’immedesimazione della sala. Lei, apparentemente così leggera e normale, è un vero esempio di donna fragile ma dalla volontà granitica!
E questo è il punto che fa decollare le quotazioni del giovane e talentuoso regista: nonostante, nello specifico, alle nostre latitudini non abbiamo strutture identiche a quella mostrata, nonostante le problematiche che affiorano siano calate in una cultura visibilmente differente da quella mediterranea, e nonostante il cinema indie sia ben localizzabile su una cartina, allo scoccare del 10° minuto siamo già completamente assorbiti dalla pellicola e ci dimentichiamo di non aver mai svolto un mestiere come quello di Grace e Mason e di non avere subito alcun trauma assimilabile a quelli che stiamo vedendo.
Short Term 12 è un film immediato, che colpisce senza preavviso allo stomaco, ma che non fa leva sui sensi di colpa o altre forme di pietismo; è ritmatissimo nei dialoghi che mai ci annoiano o ci straziano e la cui ironia spesso alleggerisce la tensione accumulata; e ha uno degli intrecci più solidi visti recentemente, una trama che scorre senza mai bisogno di una spinta, scritta con una abilità che ci fa comprendere come un così giovane regista sia riuscito a conquistare le giurie di festival come il Sundance!
Per una volta siamo difronte a 100% finzione che non necessita del sostegno di altri generi (soprattutto del documentario) per essere un gran inno alla vita: non si sofferma mai sul ciò che è stato ma sprona all’evoluzione, al miglioramento, a trovare la forza di non lasciarci distruggere, perché non importa cosa sia accaduto ieri, oggi, domani, non si deve mollare mai!
Promosso a pieni voti, consigliato a tutti! Ho tifato sino all’ultimo per un Pardo, ne ha presi due, mi ritegno soddisfatta e ora aspetto di vederlo nei cinema :)
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”