È ufficiale, noi di MaSeDomani abbiamo un naturale istinto a tifare per il film che vince il Grand Prix della giuria del festival di Cannes e per il miglior interprete maschile: lo scorso anno puntammo su Matteo Garrone e il suo “Reality” e su Mads Mikkelsen e la sua intensa, angosciante e impareggiabile interpretazione in “Jagten” (tradotto ne “il Sospetto” alle nostre latitudini), mentre quest’anno sin da subito avevamo percepito che il nuovo film dei fratelli Cohen, “Inside Llewyn Davis“, fosse troppo fuori dai comuni schemi per non venire notato in un contesto come quello di Cannes e che “Nebraska” non potesse tornare a casa a mani vuote.
“Inside Llewys Davis” è un’opera precisa, incorniciata da una fotografia strumentale alla narrazione e dominata dalla musica al punto da farci dimenticare che ci dovremmo concentrare sulle abilità recitative del protagonista e non sugli accordi e su una cornice che spesso impreziosisce immagini che ci rimandano ad altre arti ed epoche. Alla fine la giuria ha preferito premiare questa pellicola e non una più fruibile dal grande pubblico e non possiamo che condivide la scelta, anche se – lo ammetto- questo film non entrerà nella rosa dei miei preferiti dei fratelli Coen e di Cannes 2013 (i motivi sono tutti nel post scritto qualche giorno addietro), soprattutto dopo la lotta per riuscire ad accaparrarmi una poltrona in sala [vai alla recensione del film]
E poi c’è lui, Bruce Dern, padre di Laura (Dern) nota musa di David Linch, visto in così tanti film da riuscire ad indurci uno stato confusionale senza eguali, che qui riesce a farci ridere interpretando un vecchietto che non ci sta più molto con la testa e che vive in una famiglia disfunzionale. Il suo personaggio ci ricorda l’importanza d’amare genitori, figli, amici e la vita in generale, grazie ad uno script sagace, esilarante e scoppiettante nonostante il ritmo non sia sempre serrato. “Nebraska” è un’opera ben cadenzata e azzeccata nella scelta di evitare di scottarci con eccessiva luce o con una completa tavolozza di colori, è la conferma che Alexander Payne faccia pochi film, ma da non lasciarsi sfuggire, perché portano sempre con sé un guizzo che li rende tutti particolari, quindi non possiamo che condividere anche questa scelta dei giurati [vai alla recensione del film]
Stupisce invece che non siano riusciti a premiare il film “Behind the Calndelabra” di Steven Soderbergh (QUI la nostra recensione) arrivato con gran coraggio qui sulla Croisette. Michael Douglas ha dato il meglio di sé come non accadeva da decadi: una interpretazione divertentissima e impeccabile, ritratto di un artista noto a molti americani, la cui fine non passò inosservata. È vero è un film nato per HBO, però la sceneggiatura, i dialoghi e soprattutto le physique du rôle di Mr. Douglas erano sopra la media anche di un festival come quello che si svolge da 66 anni in Costa Azzurra.
L’ultimo pensiero di questo scritto dedicato a vincitori e vinti è tutto per un film di casa nostra, quella “Grande Bellezza” che ha diviso la critica (l’italiana è rimasta poco convinta, mentre la straniera ne è entusiasta) che invece al cinema sta letteralmente portando tutti gli italiani in sala sorpassando addirittura il mastodontico, roboante e patinatissimo “The Great Gatsby” con Leonardo DiCaprio, di cui abbiamo parlato ad inizio Festival [vai alla recensione dei film “The Great Gatsby” e “La Grande Bellezza”]
Per quest’anno ci fermiamo qui. Ancora qualche cartolina e il commento ad alcuni film, che probabilmente non arriveranno mai nel nostro Paese, nei prossimi giorni arricchiranno il nostro DIARIO per tutto il resto… ci vediamo l’anno prossimo :)
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”