Chiudiamo la prima pagina dedicata alla Berlinale 2013 con un articolo particolare, la cui nascita è stata possibile grazie alla passione e alla gentilezza di molti: oggi facciamo un salto indietro, indossiamo l’abito lungo, un tacco altissimo e ci tuffiamo in un mondo in bianco e nero popolato da dive e signori davvero d’altri tempi.
Le sezioni del Festival sono sempre molte, con titoli tutti intriganti e la quantità di star che sbarca dal nuovo continente ogni volta è oceanica. Ciò comporta, nostro malgrado, la mortificazione di alcune sezioni, frequentemente le retrospettive, che invece spesso sono quelle in grado di sorprendere non poco il pubblico. Quest’anno, complice una proiezione persa per un soffio, son riuscita a fare un paio d’incursioni nella sala del terzo piano, il misterioso Kino 8, in cui veniva ospitata “The Weimar Touch”.
Nessuna fila all’ingresso, ma a sorpresa le poltrone erano pressoché tutte occupate da persone che non parevano degli ottuagenari alla ricerca di sensazioni oramai dimenticate, a dimostrazione che pellicole talvolta inedite, restaurate e famosissime ai loro tempi siano ancora in grado di emozionare le nuove generazioni.
La prima opera della retrospettiva “The Weimar Touch” che ho visto è “Komedie om Geld”, pellicola restaurata con grandi difficoltà e sconosciuta a sud delle alpi nonostante Max Ophuls fosse noto regista di successo dell’epoca. Storia di uno stimato messo di banca che prima cade in disgrazia, poi vive un miracolo e alla fine si ritrova in un tribunale. Nonostante sia passato quasi un secolo, le situazioni comiche ci hanno fatto scoppiare a ridere sin da subito. Molta tenerezza hanno suscitato invece certe inquadrature e abitudini tipiche dell’epoca, ma il regista credo rimarrebbe stupito nell’apprendere di aver strappato risate nell’anno 2013, soprattutto perché durante la piccola introduzione alla proiezione ho scoperto che questo film, all’epoca non ottenne un buon riscontro, insomma fu un flop.
Altra grande sorpresa, di cui in molti non eravamo a conoscenza, è stato apprendere che l’acclamato “Victor, Victoria” di Blake Edwards, con una splendida Julie Andrews, fosse il rifacimento del tedeschissimo “Viktor und Viktoria” degli anni ’30, cosa che ha reso la proiezione irrinunciabile! Così ho trascorso una pausa pranzo ai piani alti (nel fidato Kino 8) a ridere, ridere e ridere per quasi due ore insieme a questa coppia di attori che per sopravvivere si scambia i ruoli e soprattutto con una protagonista che pretende di essere un uomo che si traveste da donna per sorprendere il pubblico che accorre al varietà in scena ogni sera. Molti gli elementi di questo film che ci impressionano: il ritmo incalzante, le battute canzonatorie e mai volgari, la mimica e la poliedricità degli attori, senza dimenticare il loro immenso charme, che lascia davvero senza fiato.
La lungimiranza e la spavalderia del suo autore (Reinhold Schünzel) che negli anni ’30 ha affrontato tematiche calde ancora oggi sorprende e ci dimostra come spesso se ci guardassimo alle spalle troveremmo molte risposte e soprattutto smetteremmo di “montare” casi che non hanno ragione di esistere. Il cinema già cent’anni fa, all’ombra di una guerra, con signorilità, ha messo le parrucche a uomini e donne per puro divertissement e senza alcun prurito.
Non possiamo che chiudere sperando che l’enorme sforzo di restauro e ricostruzione di pellicole che hanno contribuito alla storia del cinema, la promozione e gli eventi che, per esempio durante l’anno si protrarranno per commemorare i 125 anni dalla nascita di Reinhold Schünzel (a cui hanno accennato in sala introducendo la proiezione), abbiano una eco sempre crescente e magari giungano sino a noi e, nel mentre, ringraziamo coloro che hanno organizzato la Retrospettiva in Berlinale.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”