La Berlinale 2013 è sempre più calda e la sezione Panorama (e non solo) quest’anno ci sta regalando sorprese senza sosta accolte molto bene da un pubblico che ogni giorno è più numeroso, poco polemico ed entusiasta di prendere parte ad un Festival così orientato al futuro.

Qui i tabù sono abbattuti a cadenza oraria, partiti con una commedia su un ragazzo con una dipendenza ai siti porno (“Don Jon’s Addiction”), abbiamo scoperto qualcosa di più su chi fosse Linda Boreman (in arte “Lovelace”), ci siamo confrontati con il coming outin un continente molto lontano dal nostro (“Will you still love me tomorrow”) ed ora abbiamo assistito a 60 velocissimi minuti di “Interior.Leather Bar” che ci ha regalato una seconda ora di dibattito aperto tra regista e pubblico in sala.

Interior.Leather Bar by Travis Mathews and James Franco

© Berlinale

Il film, girato in stile molto documentaristico, mescola scene reali ad altre basate su uno script e prende spunto dai famigerati 40 minuti tagliati di “Cruising” con Al Pacino, opera datata 1980 le cui immagini riuscirono a dare scandalo prima di raggiungere il pubblico e per essere riuscita a far arrabbiare al contempo omofobi e omosessuali motivo per cui, ma guarda un po’, una parte (ben  q u a r a n t a  minuti) del filmato originale andò “perduto”.

Data l’assenza di una versione ufficiale di cosa contenessero quei contestatissimi metri di pellicola, James Franco e Travis Mathews hanno lasciato correre la propria fantasia creando la propria versione della storia. Ma non, come ci si aspetterebbe, ossia facendo un remake dei minuti mancanti, bensì filmando come sarebbe al giorno d’oggi il making of degli stessi.

Probabilmente si trattava di scene forti soprattutto per l’epoca che ritraevano sesso esplicito tra omosessuali, ma è solo una supposizione sposata anche dai due artisti che sono riusciti a portare la propria opera all’interno di un comune multisala, nel contesto di un importante festival internazionale e a farla concorrere per un premio, nonostante le immagini non lascino spazio all’immaginazione.

Interior.Leather Bar by James Franco and Travis Mathews

© Berlinale

La vera domanda è quale sia il messaggio e soprattutto se esso coincida con quanto percepito dal pubblico. Sicuramente i tempi sono cambiati e nessuno pareva turbato alla vista di corpi nudi in situazioni esplicite, non vi era neppure voglia di polemizzare (al di qua o al di la dello schermo), ma se da un lato il regista ci assicura di voler solo stimolare la conversazione, scuotere un poco gli animi per accelerare una evoluzione, ed abbattere delle bariere mentali dettate solo da regole oramai anacronistiche, di fatto qualcuno ha sollevato il dubbio che mostrare sesso esplicito non sia utile alla causa, anzi possa arrecare maggior danno.

Fatto sta che abbiamo chiuso la giornata con la netta percezione di quanti passi avanti siano stati fatti, di quanto spazio evolutivo vi sia ancora e della evidente volontà di essere obiettivi, delicati e mai intenzionati a turbare lo spettatore. Anzi, il più sensibile all’argomento ci è parso il protagonista, l’attore Val Laurel, davvero convincente nel disagio comunicato. Quindi ci piace pensare che la rivoluzione sia già avvenuta e qui si voglia davvero solo guardare al futuro, magari dando una spintarella ;)