Roma, tempi moderni, giovani adulti che scoprono il mondo con freschezza e speranza, forti di avere una vita davanti a sè e una gran voglia di conquistare il proprio posto. Mattia è  il nostro eroe, il cosiddetto bravo ragazzo, il figlio perfetto, il fratello ineguagliabile, il primo della classe, insomma lo zimbello della scuola, il diverso che non se la passa bene. Peccato perché è belloccio e pare avere tutti i numeri per un’esistenza felice, se non fosse per un blocco emotivo non di poco conto che non lo fa vivere a pieno.

Mattia nonostante il cambio di millennio e la grande città che lo circonda, non trova il coraggio per condividere in famiglia un particolare di sé ed inconsapevolmente si crea un problema. Ciò che inibisce il ragazzo sono le caratteristiche, peraltro anch’esse molto diffuse, dei suoi cari: mamma isterica, padre fedifrago, nonna eclettica e sorella accentratrice. Tutti soggetti problematici, tutti belligeranti, tutti faticosi da affrontare soprattutto se si è deciso di andare a convivere con il proprio ragazzo!

Il film di Ivan Silvestrini è leggero, divertente e mai volgare. Mostra, senza pretese ed evitando di trasformarsi fotogramma dopo fotogramma in un dramma, la vita in quel momento cruciale che è l’ingresso nel mondo degli adulti. Per una volta nessuna dramedy, solo una comedy che fa molta presa in sala, soprattutto grazie ad un pubblico (perché no) un po’ curioso di vedere come se la passino le nuove generazioni. Il punto è che, indipendentemente dal problema, quando ce lo si crea, diventa più difficoltoso liberarsene e sicuramente non aiuta avere ancora a piede libero generazioni di padri affetti da machismo che ripongono nel giovane figlio la speranza che portino avanti un po’ di sé.

Si sa, il nostro bagaglio annovera il concetto di pater familias, patriarca che tutto può e decide a cui si aggiunge un retaggio religioso mica da tutti dato che abbiamo il gran capo che risiede in città (!), quindi, forse, la cosa che stupisce è vedere che sono quei genitori percepiti come ancorati ad una cultura in via di estinzione ad evolversi e mettersi al passo coi tempi, mentre i figli si fanno da sempre le stesse paranoie.

Per una volta viene descritto solo il lato comico di vicende che tutti sappiamo quanto siano faticose da vivere: una vera ventata di aria fresca nel panorama delle italiche produzioni. Il ritmo rimane costante dall’inizio alla fine del racconto. Macchiette che non esagerano, litigi che non si tramutano in teatrali sceneggiate e quotidianità in cui tutti ci possiamo immedesimare. Forse questo è il segreto di una delle poche opere di casa nostra che sono davvero ma davvero godibili. Perchè alla fine che la giovane coppia sia rappresentata da Mattia ed Eduard o da altri non fa alcuna differenza! Parliamo di giovani adulti, sovrastrutture culturali, problemi con sè stessi autoprodotti e soprattutto di quella inesperienza, che forse è l’unico problema reale, ma uno scoglio che tutti dobbiamo superare per diventare adulti.

Voto 7. Questa è una storia che piacerà un po’ a tutti e per essere un esordio alla regia non c’è che dire: bravo!

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