Ho visto una pellicola in cui mancava la settima arte, ma era talmente convincente e sovrabbondante di stupidità umana da non accorgermene. Ho assistito ad un non-film che era una perfetta radio-tragi-commedia (come ben detto dal mio vicino di posto). Ho visto un’opera che ha diviso la platea, che ha fatto arrabbiare e/o irritato alcuni e che ha lasciato esterrefatta una buona fetta dei presenti. Possibile che questa storia sia basata su accadimenti reali? Dobbiamo credere che l’essere umano sia rimbecillito sino a questo livello oppure un fatto ha dato spunto ad un’opera che al 90% è frutto di fantasia?
Ma facciamo un passo indietro. Gli eventi si svolgono in una cittadina dispersa nel mezzo di quel gran paese che sono gli Stati Uniti, ci troviamo in uno dei tanti luoghi che per essere raggiunti richiedono molta pazienza ed un veicolo confortevole (possibilmente a 4 ruote motrici), in cui un fast food viene considerato il ristorante per eccellenza e il punto di aggregazione della comunità locale. Gli abitanti sono un gruppo piuttosto folto di emarginati, soggetti ai limiti della inconsapevole cattività, ad un livello tale da non avere più contatto con la realtà ed essere menti fertili per i più terribili scherzi.
Sandra è una signora un po’ in là con gli anni, è fidanzata con un buon uomo ed è la gerente di un fast food in cui lavorano alcuni ragazzini del luogo, di umili famiglie e con ben poche aspettative, ma che non farebbero male ad una mosca. Un giorno la nostra manager riceve una telefonata, è la polizia, la quale sostiene che la cassiera più carina, Becky, abbia rubato dalla borsa di una cliente. In un attimo inizia quella che alla fine si presenterà come una giornata da incubo.
La percezione è che si stia assistendo ad una vera e propria ecatombe di cervelli, gente che pare avere subito la lobotomia da piccola per quanto inanelli una serie di interminabili comportamenti stupidi. Agghiaccia parte di noi il timore che i fatti sullo sfondo siano più reali di quanto ci piacerebbe credere e innervosisce quella frangia “progressista” che vorrebbe vedere per una volta la parte debole incarnata da un giovane e fragile maschietto. Perché si, vittima della crudeltà di uno e della stoltezza di molti è ancora una volta una donna, svantaggiata dalla giovane età e dalla ben poco stimolante realtà in cui vive – cosa che ha annoiato parte della platea.
Personalmente, ho trovato ben più interessante il fatto che chiudendo gli occhi il film acquisti molti punti. Le immagini danno poco valore aggiunto, ulteriore oggetto di critiche aspre, ma motivo per cui la sottoscritta non boccia la pellicola. Un gioco di voci, timbriche suadenti, scelte lemmatiche meditate, per creare un thriller dallo svolgimento prevedibile ma dall’epilogo che ha dell’incredibile. Chi ha scritto la sceneggiatura ha fatto un lavoro che deve essere valorizzato e gli attori hanno dimostrato di poter convincere il pubblico solo grazie alla modulazione della propria voce. Voto: dal 6 al 7.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”