Rapidità, coinvolgimento, capacità di raccontare una storia (spesso con la S maiuscola) in pochi minuti: ecco le caratteristiche dei cosiddetti “corti”, pellicole di durata limitata che accompagnano sempre più spesso le produzioni di budget e lunghezza più imponenti presentate nei più importanti festival cinematografici. Locarno non ci ha naturalmente fatto mancare una affascinante rassegna anche in questa direzione, identificata dall’opportuno e ricco di speranze nome de “I Pardi di domani”. Complice l’ottimo funzionamento della sua Digital Library, eccomi dunque a raccontarvi i più convincenti ed intriganti su cui mi è capitato di posare le pupille.

A partire dal Concorso Nazionale, naturalmente riservato ai soli registi svizzeri, che ha mostrato alcune interessanti interpretazioni. Il primo premio è andato a Nathan Hofstetter per il suo “Radio-actif”, 27 intensissimi minuti di racconti di scompensi psicotici che fanno spaziare dal sorriso alla commozione, ma la mia personalissima classifica avrebbe privilegiato “Letzte Runde”: sulla storia di una donna decisa a farla finita e su quella del medico che la dovrebbe assistere, il regista Kerstin Polte ha tessuto un arazzo fatto di belle inquadrature, attori convincenti e una splendida scena finale.

© Festival del film Locarno

Nello stesso contesto, da segnalare anche “L’Amour Begue”, corto che ha ottenuto il Pardino d’Argento con una protagonista incastrato nella balbuzia soltanto quando si trova a dialogare con una ragazza: una vera prova d’attore che valeva da sola il pieno godimento dei venti minuti di durata della pellicola.

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Passando al Concorso Internazionale va immediatamente segnalato “The Mass of Men”, cortometraggio del britannico Gabriel Gauchet che si è conquistato, oltre al primo premio, il nostro tifo convinto. Nella storia di Richard, disoccupato che si presenta con tre minuti di ritardo ad un appuntamento all’ufficio di collocamento e viene per questo “punito” dalla consulente del lavoro, anch’essa ingabbiata in una rete normativa soffocante, si riflettono certamente i difficili anni che stiamo vivendo. Regia impeccabile, dialoghi quasi teatrali, alternanza di girati differenti (dai primissimi piani ad una sorta di telecamera di sorveglianza) hanno reso “The Mass of Men” il più accreditato titolo in lizza per il Pardino d’Oro, come poi è avvenuto.

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Mi è dispiaciuto infine non rilevare nell’elenco dei premiati e dei segnalati i tredici minuti del corto giordano “Homma aailiyya” (Familiar Fever), dramma familiare interamente ambientato in una autovettura diretta al matrimonio del primogenito. Caratterizzato da tinte scurissime che muovevano lievemente fra il giallo e un vero e proprio thriller venato da alcuni momenti horror che hanno fatto sobbalzare, l’opera del regista Amr Abdelhadi mi ha tenuto inchiodato fino ad un azzeccatissimo finale. Promosso!

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