Unico film italiano in concorso, sala stampa gremita per il secondo lungometraggio di Edoardo Gabbriellini nonostante sia di nuovo l’alba o poco più. Due dei migliori attori italiani (Elio Germano e Valerio Mastrandrea, presenti peraltro a Locarno) condividono lo schermo con Gianni Morandi che dopo decadi torna a fare cinema, anche se per interpretare un personaggio che è un po’ la caricatura di sé stesso.
Siamo sull’appennino, in uno dei tanti paesi bucolicamente immersi nella incontaminata natura, luogo bellissimo ma terribilmente isolato e popolato da poche anime (che si conoscono ovviamente tutte), chiuse, anzi anelastiche, guardinghe e potenzialmente dalle reazioni violente nei confronti degli estranei. Incattivite dal forzato isolamento, anche se fanno finta di vivere al centro del mondo, queste persone verranno destabilizzate dall’arrivo di due fratelli sopraggiunti da Roma per svolgere alcuni lavori nella villa di una celebrità locale in buen ritiro.
La pellicola segue il filone molto italiano della commedia amara con finale in tragedia. Storia di vite tristi, di gente qualunque, con un epilogo estremo, che per nostra fortuna non è comune (e grazie al cielo!).
Nonostante la cartella stampa apra con la frase “le cose non sono mai come sembrano e nemmeno le persone”, qui tutti sono esattamente come vengono dipinti nei primi fotogrammi. Bastano infatti poche inquadrature per comprendere che il fratello maggiore sia fonte inesauribile di guai, che il fratello minore pagherà il conto per tutti e che la celebrità stia reprimendo la propria voglia di vivere perché così “si deve fare”, ci si aspetta da lui e perché non c’è altra soluzione.
Gabbriellini in un colpo solo vorrebbe descrivere i limiti ed il costo delle costrizioni sociali, nonché sottolineare tutto il divario che sussiste tra la mentalità dilagante nell’Italia dei micro-comuni e quella delle (peraltro molto poche) grandi città. Un punto a favore del regista è sicuramente il fatto che il messaggio arrivi ai destinatari forte e chiaro, altro plus è un cast che annovera alcuni dei migliori attori del Bel Paese, ma tutto ciò non è sufficiente a confezionare un’opera magistrale.
La percezione è che gli attori abbiano avuto ampio margine discrezionale e abbiano preservato le proprie energie per ruoli di maggior spessore, mentre il regista abbia fatto del proprio meglio, ma sia ancora gracilino. Non giudichiamo rigidamente il film perché, come più volte sottolineato, se qualcosa di buono c’è nei neoregisti, è giusto dare loro una chanche di dimostrare il proprio valore, anche se a più di uno è sorto il dubbio che Gabbriellini avrebbe potuto regalarci maggiori emozioni davanti alla macchina da presa. Voto: dal 5 al 6 (dai che la sufficienza è dietro l’angolo :) )
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”
V. sta diventando comprensiva con i film di italica fattura?
:) Il cinema italiano ha imboccato un sentiero davvero interessante… vedrai a settembre!