© Festival del film Locarno

Ultimo in ordine di tempo a venire proiettato, attesissimo per la presenza di Eric Cantona e per la regia affidata ad un veterano della macchina da presa, quel HPG regista ed attore in ben altro genere, ed una sinossi che faceva pregustare un po’ di peperoncino in un menu che ha raramente appagato il nostro gusto, abbiamo affrontato questo film che nonostante il disclaimer non urta più di altri la sesibilità (soprattutto delle donne).

Les mouvements du bassin segue due personaggi non del tutto registrati, ma molto comuni, un uomo solitario ed una donna sull’orlo della disperazione. Lui, Hervé, ex-guardiano dello zoo cacciato perché deprimeva gli animali ( :-) ), lei, Marion, sempre più di facili costumi pur di farsi ingravidare da qualcuno. Non si incontreranno se non sul finale, le loro vite assurde scorreranno parallele, tristi, disperate sino al giorno in cui lui calpesterà la di lei esistenza e… Marion lo punirà in un modo davvero inconsueto. E tutti vissero felici e contenti? Non proprio!

In questo panorama, Eric Cantona impersona una figura ambigua, al contempo violenta e tenera, ma non così provocatoria come ce la dipingono. Ha un rapporto con un trans che fa prostituire nel parcheggio della fabbrica di cui è il guardiano e ciò non mi pare si discosti molto da alcune storie che leggiamo sui quotidiani.  Con stacchetti ironici, dialoghi scarni e davvero essenziali, la trama si svolge (esatto, qui si percepisce chiaramente una trama!) ricca di simbolismi e carica di malinconia, mentre mostra una realtà che è tutta intorno a noi.

Forse perché tutti ci attendevamo immagini al limite del cattivo gusto, forse perché presi in contropiede quando di fronte a noi si sono presentati una regia strutturata, una sceneggiatura concreta, degli attori immersi nella parte, e provocazioni al medesimo livello di molte altre pellicole di blasonati cineasti, alla fine ci siamo dovuti ricredere. E’ un film, per molti forse un filmetto, di sicuro non alta cinematografia, ma si lascia guardare. Da donna non mi sono sentita violata, strumentalizzata o vittimizzata e non credo neppure che Marion sia la vera vincente di questa storia.

Nonostante non sia una grande fan delle sperimentazioni, questo è uno dei film che si addentra in un territorio impervio e lo domina. Pellicola tra le più riuscite ed una delle poche, tra quelle viste, che raggiunge la sufficienza. Voto finale: 6.