© Festival del film Locarno

Eccoci, siamo di nuovo in sala, per vedere uno degli ultimi film della sezione Cineasti del Presente che abbiamo inserito nella nostra rosa dei prescelti, anche il sole è tornato a splendere qui a Locarno e noi adoriamo la sala stampa quando non è gremita come durante le anteprime dei film del concorso internazionale.

Ape è il secondo lungometraggio di Joel Potrykus, opera che attinge dalla sua esperienza sul palcoscenico in veste di aspirante comico che direi non pare essere andata a buon fine, ma sia stata comunque positiva: l’ha convinto di aver maggior talento nel romanzare la vita con l’ausilio di una macchina da presa.

Si sa, i migliori comici oltre oceano arrivano dalla gavetta, dai palchi dei locali, dalle performance live, vita davvero non semplice, agli inizi molto frustrante e con una notevole percentuale di concorrenti. Tutti aspetti che, quando si è come il protagonista della nostra storia, faranno inesorabilmente precipitare gli eventi.

Trevor vorrebbe fare il comico però i suoi sketch sono tremendi, non solo non fanno ridere ma suscitano nervosismo nel pubblico che quindi diserta la sala al punto da indurre il gestore del locale a licenziare il giovane, che si trova solo, affamato e con l’unica compagnia di un hobby anomalo ed illegale: come cabarettista, infatti, fa davvero pena, ma come piromane avrebbe un futuro, peccato che non sia una attività consentita!

Ridotto a mendicare le monetine per una granita, Trevor decide di fare un patto col diavolo dato che non ha alcuna intenzione di cercarsi un lavoro “normale” che gli permetta di mantenersi e coprire le spese. Inutile dire che il risultato non sarà quello dei racconti di fantasia.

L’idea è carina, fa piacere tornare ai walk-men ed alle musicassette dal ritmo metal e lo stile di regia è da subito chiaro (immergerci nella quotidianità del protagonista), quindi nessuno si stupisce che la colonna sonora sia scarna e non esuli dalle note che sfuggono alle cuffie di Trevor e non ci vuole molto prima che sorga il dubbio di come Potrykus riuscirà a mantenere il ritmo per 90 minuti ed a chiudere il cerchio. Indonvinate? Non ce la farà!

 

Mentre il protagonista noiosamente tira a campare, di qua dallo schermo la gente sceglie di fuggire o (peggio) di riposare. Voto finale quindi di insufficienza piena per sovrabbondanza di noia. Peccato…