In Piazza Grande approda la commedia all’americana: quattro amiche, un matrimonio, molti disastri e un bel un lieto fine un tantino mieloso. Dopo il successo planetario delle sguaiate “Amiche della Sposa” era immaginabile che qualcuno volesse cavalcare l’onda favorevole e ripagarsi, in tempi di crisi, delle spese sostenute creando una nuova commedia rosa un tantino più sofisticata, dotata di finale (ovviamente) aperto per non precludersi, in caso di successo, l’eventuale sequel, quindi le nostre tre Signore del disastro (la mora – Lizzy Caplan, la rossa – Isla Fisher/signora Borat e la bionda – Kirsten Dunst) paiono al momento felici, anche se ad accasarsi sarà solo la sposa!
Il cast è convincente, le battute riescono a non scivolane nel grezzo e/o plateale, i dialoghi rimarranno sempre un gradino sopra la soglia del volgare senza possibilità di salvezza, il film nell’insieme è godibile e raggiunge la sufficienza, nonostante non credo entrerà nella storia della commedia del nuovo millennio. Il maggior handicap è che le Amiche della Sposa sono ancora troppo recenti per permettere che questo sicuro blockbuster, film perfetto per molteplici passaggi sui canali romantici delle TV a pagamento, si ritagli un posticino nel firmamento del genere.
A questo giro la punta di diamante è Kirsten Dunst, che dopo ruoli contriti (solo negli ultimi dodici mesi l’abbiamo vista prima in “Melancholia”, poi in “Love & Secrets”) si meritava qualcosa di più leggero: qui è una frustrata biondina, meticolosa al limite del maniacale, nel mezzo dei trent’anni, che nonostante gli sforzi non coronerà i sui sogni. D’altro canto si sa, la perfezione spesso annoia e lei non si perde d’animo e non molla! Soprattutto è la dama preposta ad organizzare il matrimoni, colei che dovrebbe preservare l’abito bianco da eventuali atti “vandalici”.
In occasione dell’inaspettato matrimonio del brutto anatroccolo della scuola, l’immancabile réunion nello “spogliatoio femminile” movimenterà non poco le ore precedenti l’imminente evento. Tutto quindi al posto giusto esattamente come e dove lo vogliamo vedere grazie all’accattivante trio bilanciato da un gruppo di maschi che non tarderanno pure loro a emergere e fare da spalla alle protagoniste, soprattutto quando arriverà la morale. Si sente odore di problemi alimentari, accettazione dei propri difetti e in generale di sé, si abusa di tutte le sostanze che fanno sbarellare gli odierni trentenni e vi è l’esaltazione della famiglia e delle sue figure, cardini della stabilità psico-fisica tanto difficile da raggiungere oggi giorno.
Voto finale: 6+, perché abbiamo bisogno di risate che siano talvolta a buon mercato e gli americani su questo fronte sono notevolmente più abili di noialtri. Ammettiamo comunque che il dubbio di volersi collocare nel settore “commedia per persone con cultura superiore” è sorto, soprattutto durante le battute un po’ più snobbine o glam che richiamavano (o forse era un tributo?) “Sex & The City”, serie di culto che ha fatto da vero apripista ad un genere fresco e mai demenziale.
Ennio Flaiano amava ricordare che “Il cinema è l’unica forma d’arte nella quale le opere si muovono e lo spettatore rimane immobile.”, ed è Vissia ad accompagnarci con passione e sensibilità nelle mille sfaccettature di un’arte in movimento. Ma non solo. Una guida tout court, competente e preparata, amante della bellezza, che scrive con il cuore e trasforma le emozioni in parole. Dal cinema alla pittura, con un occhio vigile per il teatro e la letteratura, V. ci costringe, piacevolmente, a correre per ammirare un’ottima pellicola o una mostra imperdibile, uno spettacolo brillante o un buon libro. Lasciarsi trasportare nelle sue recensioni è davvero facile, perdersi una proiezione da lei consigliata dovrebbe essere proibito dal codice penale. Se qualcuno le chiede: ma tu da che parte stai? La sua risposta è una sola: “io sto con Spok, adoro l’Enterprise e sono fan di Star Trek”